«Fin dalla fondazione, il nostro gruppo ha dimostrato una naturale propensione verso la sostenibilità e negli anni l’evoluzione internazionale del marchio e la sempre maggiore consapevolezza a livello globale dell’importanza di preservare l’ambiente in cui viviamo, hanno fatto sì che il tema non solo sia diventato parte integrante degli obiettivi aziendali, ma rappresenti anche una delle leve fondamentali per la pianificazione delle attività future». Ferruccio Ferragamo, presidente del Gruppo Ferragamo, fondato nel 1927 a Firenze e arrivato a fatturare oltre 1,4 miliardi nel 2016, mette l’accento su un tema decisivo, per l’industria della moda di fascia alta e non solo: la responsabilità sociale e ambientale, che definisce «un dovere per ogni impresa che intenda crescere e svilupparsi oggi» e «un modello comportamentale da seguire senza compromessi».
Per condividere il proprio impegno con consumatori – sempre più sensibili al tema, specialmente i Millennials – e stakeholder, Ferragamo ha scelto di pubblicare il primo Bilancio di sostenibilità esteso a tutto il gruppo e redatto secondo le linee guida internazionali del Global Reporting Initiative GRI-G4. Il Bilancio di sostenibilità 2016 non apre un nuovo capitolo nella storia di Ferragamo, ma ne consolida la posizione: l’azienda, infatti, ha sempre avuto un forte legame con il territorio e negli ultimi novant’anni si è fatta interprete di un concetto di lusso legato alla qualità, alla cultura e alla storia del made in Italy. Le iniziative e i progetti intrapresi da Ferragamo rientrano perfettamente in questo solco: dal supporto alla crescita professionale delle persone alla valorizzazione del territorio mediante progetti come il restauro della Fontana del Nettuno, a Firenze.
Sempre ai massimi livelli l’attenzione alla sostenibilità nell’ambito produttivo e strutturale, orientato alla riduzione dell’impatto ambientale e all’efficienza energetica: «Per il 2017 abbiamo ottenuto la certificazione ISO 14064-1:2012 per la nostra sede storica di Palazzo Spini Feroni a Firenze. La stessa certificazione, lo scorso anno, era stata ottenuta dal Museo Salvatore Ferragamo, il primo museo aziendale Green d’Italia, capofila di un’importante iniziativa nata per diffondere la cultura della sostenibilità in Italia. Nel 2016 abbiamo ottenuto un altro importante riconoscimento: la certificazione Leed Platinum per la nostra nuova palazzina ad Osmannoro». A questo si aggiunge il monitoraggio continuo della filiera, sia sul fronte della sicurezza chimica dei prodotti sia delle condizioni di lavoro.
È parte del dna dell’azienda anche la continua ricerca di nuovi materiali, sempre più green: «Fin dalle origini – racconta Ferruccio Ferragamo – mio padre ha avuto un’attenzione particolare e un grandissimo interesse per i materiali alternativi, che ha sempre interpretato in maniera molto creativa e innovativa. Basti pensare alla grande intuizione di utilizzare negli anni Trenta - in piena autarchia che impediva l’importazione di acciaio - il sughero per rinforzare le suole delle sue scarpe. Fu così che nacque la zeppa».
Cammina sulle orme delle intuizioni del fondatore anche la collaborazione, stretta nel 2016, con la start up italiana Orange Fiber, che sviluppa filati innovativi e vitaminici dagli scarti degli agrumi.
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