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Green Carpet Fashion Awards, palcoscenico della sostenibilità

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Green Carpet Fashion Awards, palcoscenico della sostenibilità

Da sinistra, Livia Firth, fondatrice di Eco Age, Caroline Scheufele, co-presidente e direttore creativo di Chopard, e Carlo Capasa, presidente della Camera della moda.  (Getty Images for Eco-Age)
Da sinistra, Livia Firth, fondatrice di Eco Age, Caroline Scheufele, co-presidente e direttore creativo di Chopard, e Carlo Capasa, presidente della Camera della moda. (Getty Images for Eco-Age)

Nella stanza della boutique Chopard di via Spiga dedicata alla collezione disegnata da Rihanna per la maison di gioielli e orologi risuonano le note di una delle canzoni più impegnate della cantante, Love the way you lie. Frutto della collaborazione con Eminem, è un brano struggente che parla della violenza domestica sulle donne affrontando anche il semitabù della dinamica carnefice-vittima.

Un caso, certo, che mentre Livia Firth e Caroline Scheufele raccontano la spirito dei Green Carpet Fashion Awards consegnati a Milano domenica sera (si veda l’articolo a fianco), Rihanna canti quel brano. Però è anche di ingiuste sopraffazioni e violenze, a danni delle persone e del pianeta, che vogliono parlare Livia Firth e Caroline Scheufele: la prima è la fondatrice di Eco Age, organizzazione no-profit che si batte da anni per sensibilizzare chi lavora nella moda e chi la acquista sui temi della sostenibilità ambientale e sociale. La seconda è direttore creativo e co-presidente di Chopard ed è a lei che si deve il percorso iniziato dalla maison da tempo, impregnato sull’utilizzo dell’oro fair mined, letteralmente, estratto dalle miniere con criteri etici.

«Siamo in contatto da anni e c’è una grande sintonia personale – spiegano –. Forse perché quando si crede profondamente in un progetto e si è consapevoli di poter introdurre piccoli grandi cambiamenti nella cultura del nostro tempo, del nostro ricco ma spesso distratto mondo occidentale, si scoprono affinità elettive che vanno aldilà delle singole stori di vita o professionali». Analoga sintonia hanno trovato con Carlo Capasa, presidente della Camera della moda italiana, che ha posto la sostenibilità al centro della sua strategia, insieme alla digitalizzazione e al sostegno ai giovani.

«Quando abbiamo pensato alla prima edizione dei Green Fashion Carpet Awardsci è venuta subito in mente Milano – sottolinea Livia Firth –. Primo, perché conosciamo l’impegnop di Carlo Capasa e condividiamo una visione della sostenibilità che è prima di tutto sociale. Secondo, perché le aziende italiane del tessile-abbigliamento sono all’avanguardia nella ricerca e sviluppo su materiali e processi eco-sostenibili. Terzo, perché Milano è la capitale mondiale del pret-a-porter e credo che la fashion week appena conclusa sia stata particolarmente ricca e stimolante. Speriamo di organizzare qui anche la seconda edizione del premio». Le statuette dei Green Awards sono state disegnate da Caroline Scheufele.

«Scegliere la strada della sostenibilità e della consapevolezza delle proprie azioni sulle persone, anche quelle che vivono in un altro continente, e sull’ambiente è un’avventura che ogni giorno riserva sorprese e opportunità. Quando si è presentata la possibilità di disegnare il premio non ho esitato un attimo, perché è anche un simbolo del Journey to Sustainable Luxury che abbiamo intrapreso con Chopard». La sensazione è che non ci sia ostacolo, obiezione, delusione che Livia Firth e Caroline Scheufele non possano superare. «Abbiamo capito che nessuno può imporre scelte sostenibili. Vogliamo dare l’esempio e informare tutti, specie i più giovani, su cosa c’è dietro quello che comprano o desiderano – concludono –. Organizziamo tavoli ai quali invitiamo tutti, anche chi ha posizioni inizialmente molto lontane dalle nostre. Non c’è altra strada per migliorare il mondo che l’ascolto. il dialogo, la comprensione. Pensiamo che i Millennials capiscano meglio delle altre generazioni quanto interconnesso sia il pianeta. Il nostro dovere è dar loro gli strumenti per scegliere (e comprare) di conseguenza».

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