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Le borse Lancel dal colosso Richemont all’italiana Piquadro

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Le borse Lancel dal colosso Richemont all’italiana Piquadro

Non capita spesso che un’azienda italiana della moda compri un marchio francese. Ancora più raro che a farlo sia un gruppo relativamente giovane, come Piquadro, fondato a Bologna nel 1987, e che la “preda” sia un’iconica maison con 176 anni di storia, ceduta dal colosso del lusso Richemont. È appena successo, però: l’azienda bolognese guidata da Marco Palmieri, quotata alla Borsa di Milano dal 2007 e con un fatturato 2017-18 che ha sfiorato i 100 milioni, ha annunciato l’acquisizione di Lancel, nata nel 1876 a Parigi e famosa nel mondo per le sue borse.

«La maison ci interessava perché è complementare ai nostri due altri marchi, Piquadro e The Bridge: l’obiettivo è costruire un polo della pelletteria premium, che alcuni chiamano lusso aspirazionale o accessibile». Insoliti e molto favorevoli a Piquadro i termini dell’operazione: come prezzo per l’acquisizione, Richemont riceverà una quota degli utili realizzati dal gruppo Lancel nei prossimi dieci anni e la quota complessiva non potrà eccedere i 35 milioni. «Non solo: Lancel ha una posizione finanziaria netta di 41 milioni, che useremo per rilanciare la maison a livello globale, preservandone il Dna e lo stile francese», sottolinea Palmieri, che sarà presidente di Lancel ma lascerà il ruolo di amministratore delegato a un manager italiano con una lunga esperienza in aziende di moda, anche francesi.

Lancel ha chiuso l’esercizio 2017-2018 al 31 marzo con un fatturato di circa 53 milioni e un ebitda negativo di 23 milioni, ma il patrimonio netto è stimato in 36 milioni. «La strategia è simile a quella che ci ha permesso, in poco più di un anno, di risanare The Bridge, maison fiorentina con un grande know how artigianale – conclude Palmieri –. La forza di un marchio è la sua storia, ma per essere competitivi a livello globale occorre coniugare artigianalità ed efficienza, progettazione e time-to-market. Offriamo a Lancel la nostra esperienza in questi campi: non siamo né speculatori né finanzieri, ma imprenditori innamorati della creatività, ovunque questa nasca».

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