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esportare la dolce vita

Per i prodotti del “bello e ben fatto” italiano crescita potenziale del 75% nei prossimi sei anni

È il “bello e ben fatto” il fiore all'occhiello del made in Italy che piace sempre di più agli stranieri. Nei prossimi sei anni, 30 mercati emergenti potrebbero incrementare i propri acquisti di prodotti di altagamma fatti in Italia (moda, alimentare e arredo) del 40%, passando dagli attuali 10 miliardi di euro a 15 miliardi. Secondo uno scenario ancora più ottimistico si tratterebbe di 18 miliardi di euro, +75%. Questo a fronte di un aumento inferiore di quasi venti punti percentuali in altri 30 Paesi considerati “maturi” (+20,9%).

A tracciare questo quadro di crescita è il rapporto “Esportare la Dolce Vita” del centro studi di Confindustria e Prometeia, presentato ieri al decimo Luxury Summit del Sole 24 Ore, che analizza l'andamento dell'export italiano e le prospettive del “bello e ben fatto” in 30 mercati emergenti dal potenziale elevato, tra cui figurano Cina, Russia ed Emirati, considerati mercati “top premium”, ma anche Kazakhstan, Malesia, Arabia Saudita.

La qualità è da anni un driver dell'export italiano: tra il 2000 e il 2017 l'indicatore Csc - che rileva la qualità dei beni esportati nel loro complesso - in Italia è aumentato del 31%. Una percentuale di crescita importante che mette in Bel Paese davanti agli altri player europei: Germania (+20,4%), Francia (+12,6) e Spagna (+8,8%). E, soprattutto, “doppia” la media dell'Euroarea, pari al 15,5%. «L'export italiano, anche negli anni di crisi, è cresciuto. Soprattutto spinto dall'aumento della qualità dei prodotti italiani», ha spiegato Andrea Montanino, direttore del centro studi di Confindustria.

La moda gioca un ruolo chiave in questo contesto: nel 2017 ha assorbito il 63,5% degli acquisti dei prodotti “belli e ben fatti” nei paesi emergenti (l'abbigliamento pesa per il 23,7%), rispetto al 18,9% dell'arredamento e al 17,5% dell'alimentare: in valore, nei prossimi sei anni, la moda crescerà del 40% a a 9,3 miliardi, soprattutto in Russia, Cina ed Emirati Arabi e trainata da pelletteria (+51%) e calzature (+47%); le vendite di prodotti alimentari aumenteranno del 26%, a 2,3 miliardi, in ordine in Cina, Russia ed Emirati; infine, le importazioni di arredamento nei Paesi emergenti cresceranno del 53% toccando i 3 miliardi in valore, trainate dai consueti Cina e Russia e al terzo posto dalla Turchia.
Sempre entro il 2023, dei 30 Paesi emergenti presi in esame, la crescita maggiore sarà in Asia (+47,6%), seguita dall'area nord africana e mediorientale (+42,9%).

Queste percentuali così elevate sono sostenute sia dall'aumento della base di potenziali consumatori di bello e ben fatto, sia dall'aumento del loro interesse per prodotti di alta qualità: in definitiva, sempre più persone nel mondo vorranno prodotti di sempre più alta qualità. I “nuovi ricchi” (che il report definisce come coloro che possono contare su un potere d'acquisto paragonabile a quello dei paesi occidentali), interessati ai prodotti d'eccellenza del made in Italy nel 2023 saranno più di 660 milioni, a fronte di 486 del 2017, una variazione assoluta di oltre 174 milioni di nuovi consumatori potenziali per il bello e ben fatto italiano e un valore superiore di oltre tre volte a quanto atteso per i mercati maturi.

Un dato cruciale è che la maggioranza di questi nuovi clienti saranno giovani Millennials: in 23 dei 30 mercati analizzati, la quota di popolazione sotto i 30 anni supera il 50% del totale, con punte del 70% per i paesi dell'Africa subsahariana, un dato che apre nuove sfide alle aziende, chiamate a comunicare i loro prodotti nei canali prediletti da questa generazione, dunque soprattutto quelli digitali.

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