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Dossier Sandro Fratini, l’uomo dei 2mila orologi: «Sono un…

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    Dossier | N. 18 articoli Orologi, l'industria del tempo

    Sandro Fratini, l’uomo dei 2mila orologi: «Sono un cacciatore della loro anima»

    È uno dei più importanti collezionisti di orologi al mondo. Ora i modelli più preziosi, più amati e più ricercati dei duemila che l’imprenditore fiorentino Sandro Fratini, 65 anni, ha messo insieme in 40 anni di forsennato inseguimento in giro per il mondo sono raccolti in un libro firmato dalla casa d’ste Christie’s e intitolato «My Time – Blu blu l’amore è blu», pubblicato dall’editore Fam. È la prima volta che Christie’s mette il proprio marchio su un libro patinato che non è un catalogo di oggetti da battere all’asta. Il libro è stato presentato a Firenze e farà tappa a Ginevra, Dubai, Hong Kong e New York.

    Fratini, quanto vale la sua collezione?
    Non lo so e non ci ho mai pensato, perché non è in vendita. È la mia vita, il mio tempo, se vale 1,2 o 100 mi interessa poco.

    Sandro Fratini

    Quanti orologi ha scelto per il libro?
    Più di 600. Li ho selezionati, ho fornito le fotografie, ho curato le descrizioni, che non hanno volutamente tecnicismi. E ho inserito come sfondo delle foto la tela denim perché è l’amore della mia vita: è grazie al denim (il padre di Sandro, Giulio, ha fondato nel Dopoguerra il marchio di jeans Rifle, nda) che ho potuto costruire la mia collezione.

    Aiutato inizialmente dal babbo…
    Che infatti chiamavo “il mio socio”. Il primo orologio importante me l’ha comprato lui, un Patek Philippe, avevo 30 anni. Poi sono andato avanti da solo, gli anni Ottanta sono stati i più importanti per gli acquisti.

    Il modello più prezioso che ha?
    Un Patek Philippe 1518 in acciaio del 1943: uno simile è stato battuto all'asta di recente per 11 milioni di franchi svizzeri. Io ne ho due, uno comprato a Francoforte, l'altro a Istanbul.

    Il più prezioso è dunque un orologio in acciaio?
    Chi all’epoca comprava quell’orologio lo voleva d’oro; quelli d’acciaio erano pochi, solo ordini speciali. Comunque non è il mio preferito, anche se mi piace molto.

    La cover del libro

    Il suo preferito qual è?
    Li amo tutti, indistintamente. Se proprio devo scegliere, dico il cronografo pulsanti tondi Patek Philippe col quadrante nero del 1953, fatto per il rivenditore di Caracas Serpico y Laino.

    L’orologio che non ti aspetti?
    Il Patek Philippe col quadrante rosa che ho comprato da una signora cubana rimasta vedova dopo che il marito era stato fucilato dal regime di Fidel Castro. Lo teneva nella scatola dei biscotti. Mi ha chiesto 10mila dollari, gliene ho dati 20mila.

    Ha citato tre Patek Philippe: è il suo marchio preferito?
    Sì, ma amo i Rolex allo stesso modo.

    Se dovesse consigliare un acquisto?
    Sempre un orologio “Swiss made”: Patek Philippe, Rolex, Vacheron-Constantin o Audemars Piguet.

    Qual è l'orologio dei sogni, che non ha e vorrebbe?
    Non c’è perché ho tutti quelli che avrei voluto. Quando ho cominciato a comprarli io non c’era molta concorrenza e i prezzi non erano paragonabili a quelli di oggi.

    Cosa la guida nella scelta?
    Sono contro la tendenza del mercato che vuole orologi nuovi, lucidati, lavati…io invece vedo l’anima negli orologi. La mia non è una passione, è un amore.

    Al punto da diventare motivo ispiratore degli alberghi che ha aperto col marchio L'O che sta, appunto, per l’orologio…
    Ho aperto l'hotel L'O a Firenze e a Venezia, e ora comincio i lavori per creare un hotel L'O anche a Roma, dalla trasformazione del “Tiziano”.

    Lei indossa mai i suoi orologi?
    Non li indosso mai, li tengo nei caveau. Uso solo orologi di plastica. Non si indossa una cosa che ami, non devi mostrarla agli altri.

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