È cresciuto del 30% nel 2017 e di un altro 30% nel 2018, superando così i 35 milioni di fatturato grazie al traino dell’export, che pesa per il 90% ed è concentrato in Giappone, primo e storico mercato di sbocco (conta 40 negozi monomarca). Ora il marchio di pelletteria Il Bisonte vuole sì continuare lo sviluppo, ma diversificando i mercati senza snaturarsi e senza perdere l’identità casual-chic e il sapore artigianale che lo caratterizzano da quando è nato, nel 1970, e che non si sono persi col passaggio nel 2015 al fondo britannico di private equity Palamon.
Proprio per ampliare la presenza internazionale, accanto all’amministratore delegato Sofia Ciucchi è arrivato da poco un presidente come Giacomo Santucci, una lunga esperienza nel mondo della moda e una fitta rete di relazioni: «Mi aiuteranno per individuare partner che aiutino lo sviluppo internazionale del brand», spiega.
La spinta è attesa dall’Europa, ma soprattutto dall’Asia-Pacifico e dagli Usa, dove Il Bisonte intende accelerare. Nei mesi scorsi sono stati aperti due negozi monomarca a Hong Kong, i primi a gestione diretta in Asia, che saranno apripista per il mercato cinese, vero “osservato speciale”. Tra poche settimane, a fine gennaio-inizio febbraio, aprirà un monomarca a New York, nel Greenwich Village: 100 metri quadrati frutto di un investimento diretto che serviranno anche per eventi e showroom.
«Vogliamo essere un marchio che mantiene il sapore storico ma diventa globale – spiega Sofia Ciucchi – e pensiamo di poter parlare con uno stile molto contemporaneo senza rinunciare mai alla qualità e alla produzione fatta tutta nel raggio di pochi chilometri dalla sede dell’azienda a Pontassieve». La rete degli artigiani-terzisti che lavora per Il Bisonte è già salita da 25 a 40 laboratori, con oltre 400 persone dell’indotto che si affiancano alle 140 interne all’azienda (25 assunte nell’ultimo anno).
Il rafforzamento produttivo sta andando a braccetto con quello digitale – previsto il lancio di una piattaforma e-commerce _ e con l’ampliamento dello stabilimento, che ha guadagnato un nuovo centro logistico. Del resto per quest’anno le previsioni indicano una crescita ancora a doppia cifra, che dovrebbe portare vicino ai 40 milioni di ricavi: vorrebbe dire raddoppiare il business in un triennio.
Un bel traguardo per il marchio famoso per le borse in vacchetta, fondato a Firenze 48 anni fa dall’eclettico Wanny Di Filippo che ne è rimasto ambasciatore.
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