Sofisticato nella scelta degli accostamenti di colore, amante della leggerezza nelle lavorazioni della pelle e della pelliccia, ricercato nelle inquadrature quando stava dietro l’obiettivo dell’amata macchina fotografica. E molto tagliente nell’uso delle parole: tanto dirette dal fermarsi sul confine con la spudoratezza ( alle volte perfino varcato), decisamente poco diplomatiche, senza dubbio efficaci e immediate, vista l’assenza di fronzoli o perifrasi .
La genialità di Karl Lagerfeld si è espressa anche con i suoi iconici aforismi - che sono riuniti in un volume: «Il mondo secondo Karl» (In Italia edito da Rizzoli) -, talmente incisivi da rimanere impressi nella memoria collettiva, e non solo dei suoi fan più appassionati. Gli esempi? Sono tanti e, spesso, politicamente scorretti: «Sono circondato da persone belle. La bruttezza mi fa orrore»; «La mia regola professionale è sempre la stessa: lavorare più degli altri per dimostrare quanto sono inutili». E sono solo alcuni dei “karlismi” più famosi.
Nel corso della sua vita e della sua carriera Lagerfeld ne ha avute per tutti, trovandosi al centro di controversie che hanno coinvolto personaggi di spicco. L’attrice Meryl Streep, per esempio, fu “accusata” da Lagerfeld di essersi fatta creare un abito da 100mila dollari e di aver chiesto perfino un compenso per indossarlo, salvo poi ritrattare («La sua generica dichiarazione di dispiacere - disse l’attrice all’epoca - non equivale a delle scuse»). E che dire di Adele, pluripremiata cantante che da Lagerfeld si sentì definire «un po’ troppo grassa». All’epoca (il 2012) il Kaiser - (che non solo non ha mai nascosto la sua passione per le silhouette esili, ma è drammaticamente dimagrito lui stesso pur di raggiungere lo standard - fece plateale retromarcia, facendole recapitare addirittura un intero set di borse Chanel . E poi Pippa Middleton, “reale” sorella della duchessa di Cambridge: «La sua faccia non mi piace, dovrebbe mostrare solo il posteriore».
Non ha fatto di meglio con gli uomini, a partire dal fatto che «non me ne potrebbe importare meno delle loro opinioni in fatto di moda». E ancora: «La cosa peggiore sono gli uomini brutti e bassi». Negli ultimi anni ha “litigato” anche con diverse associazioni internazionali: per esempio, la Peta e la Model Alliance, la prima sul piede di guerra per l’uso di pellicce («Andare dal macellaio è peggio, no? È come andare sulla scena di un omicidio») e la seconda perché Lagerfeld, in un’intervista a Numèro, avrebbe definito le modelle «stupide» e «creature squallide».
Al di là delle derive più taglienti - quelle che fanno più notizia - dalla bocca di Lagerfeld sono uscite spesso frasi divertenti, frasi che l’hanno fatto diventare un complesso e irriverente modello di vita e soprattutto di lavoro per tanti aspiranti fashion designer e creativi a tutto tondo. Come, per esempio: «Non puoi vivere 24 ore al giorno sotto i riflettori e rimanere creativi. Per persone come me la solitudine è una vittoria». Oppure: «Non fare caso all’approvazione degli altri per la tua stabilità mentale». E, ancora: «Mi piace reinventarmi: è parte del mio lavoro».
Di un articolo come questo chissà cosa avrebbe detto. A chi gli aveva proposto di raccontare lui stesso la sua vita in un libro, aveva ovviamente risposto per le rime: «Non ho tempo per la mia autobiografia: la sto vivendo!».
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