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Tra argilla e caffè la bellezza green piace sempre di più

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sostenibilità

Tra argilla e caffè la bellezza green piace sempre di più

Lavanda e olio di jojoba per colorare i capelli, argilla bianca per la pelle, zucchero, sale o caffè per lo scrub corpo: cresce la richiesta di trattamente bio e naturali in Italia. Secondo un’indagine condotta da Uala, sito e applicazione di servizi di bellezza, le prenotazioni di beauty sostenibile sono cresciute del 47% rispetto allo scorso anno pur se la spesa aumenta: per l’estetica con prodotti 100% green, infatti, si paga mediamente il 12% in più rispetto ai trattamenti non naturali.

I preferiti
Fra i servizi più richiesti colorazioni con pigmenti naturali, con ingredienti biologici e trattamenti cutanei a base di prodotti green. L’hair gloss, senza ammoniaca, spesso a base di lavanda e olio di jojoba, che può essere utilizzato sia come trattamento che come gloss se unito ad una colorazione si posiziona , infatti, al primo posto della top 5 delle coccole amiche dell’ambiente più prenotate sul portale. Seguono i trattamenti per la pelle a base di argilla bianca e oli naturali, colorazioni con pigmenti naturali e biologici a base di erbe tintorie o henné o con estratti di frutti e piante. Tra i preferiti anche lo scrub corpo bio, a base di sale, zucchero e caffè; chiude la classifica la bio mousse per lo styling dei capelli.

Green significa anche innovazione, come i bendaggi salini drenanti, che vengono effettuati utilizzando delle garze riciclabili imbevute in una soluzione salina concentrata, utili a drenare e detossinare il corpo, mentre per i capelli si afferma la fortuna del tè matcha – già di tendenza in cucina – che aiuta a depurare il cuoio capelluto e a difendere i capelli dall’inquinamento e dalle irritazioni delle polveri sottili.

La spesa
La sensibilità per l’attenzione all’ambiente, però, si paga: il 12% in più mediamente per un trattamento estetico con prodotti naturali rispetto a uno “tradizionale”. «L’attenzione al rispetto del pianeta sta investendo moltissimi settori e tra questi anche il beauty – commenta Alessandro Bruzzi, ceo e co-fondatore di Uala –. Ecco perché siamo disposti a spendere di più per prenotare un trattamento che riesca a renderci belli senza sensi di colpa verso l’ambiente. Ma c’è una buona notizia: green non è sempre sinonimo di prezzi alti. Se spesso per i capelli bisogna mettere in conto cifre maggiori rispetto alla media, per il corpo - ad esclusione dalle categorie più costose dei trattamenti con prodotti di sintesi come acidi glicolici e mandelici e che sfruttano componenti naturali - la spesa può arrivare a essere anche del 14% inferiore».

Saloni a impatto zero
Uala ha inoltre chiesto ai saloni presenti sul portale quale fosse il loro impegno nel rispettare l’ambiente. La plastica resta ancora uno dei principali ostacoli per un'attività sostenibile: solo poco più della metà (52%) dei saloni intervistati ha sostituito le mantelline usa e getta con quelle lavabili e appena il 37% dei saloni predilige prodotti con confezioni in vetro e alluminio, più smaltibili rispetto alla plastica. Buone notizie invece per la raccolta differenziata che, anche nel mondo della bellezza, sembra prassi consolidata: l’81% dei gestori di saloni beauty conferma infatti di differenziare gli scarti. Alta anche l’attenzione verso l’energia con il 56% dei rispondenti che dichiara di aver fatto installare inverter o pompa di calore. Quasi un salone su quattro ha inoltre a cuore il risparmio dell’acqua con l’installazione di rubinetti termostatici, mentre un professionista su tre ha ridotto l’impatto della propria attività utilizzando, quando possibile, arredamento creato con materiali di riciclo. Appena il 7% dei saloni ammette di non aver ancora adottato pratiche amiche dell’ambiente.

Ancora, quasi un salone su cinque dichiara di utilizzare esclusivamente prodotti bio, mentre sommando i saloni che ne hanno prevalentemente e qualcuno, la percentuale sale all’81%. Alto anche il numero di saloni che presta attenzione alla provenienza dei cosmetici che utilizza e in particolare al fatto che questi non vengano testati su animali, 78%. L’attenzione agli animali, però, non si traduce sempre nell’acquisto di prodotti vegani, dal momento che oltre un salone su tre dichiara di non poter ancora vantare neanche un prodotto vegano tra quelli esposti in salone.

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