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Bimbi a scuola di yoga, training anti-bullismo

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Bimbi a scuola di yoga, training anti-bullismo

«Se a ogni bambino venisse insegnata la meditazione, elimineremmo la violenza nel mondo entro una generazione» afferma spesso il Dalai Lama. Di certo una consapevolezza della propria mente e del proprio corpo migliora la vita, porta pace individuale e collettiva. E si può imparare sin da piccoli. «Lo yoga non né una religione, come alcuni temono, né una pratica performante ma uno strumento fondamentale che accompagna la crescita dei bambini dai 2 anni sino all’adolescenza» spiega Clemi Tedeschi, insegnante in una scuola primaria di Brescia, che ha portato in aula l’antica disciplina già vent’anni fa.

«Mentre per un adulto è una pratica individuale, per il bambino è una pratica che parte da sé per coinvolgere in modo armonico le relazioni con gli altri». Una pratica dunque alleata nella prevenzione dei fenomeni di bullismo, aggressività e intolleranza.

Filo conduttore dello YogaFestival Bimbi, che si svolto lo scorso fine settimana a Milano, è proprio «Il gioco dello stare insieme». «Queste nuove generazioni di bambini sono intelligenti ed evolute - racconta Giulia Borioli, ideatrice dello Yoga Festival Bimbi -. Però spesso non vengono compresi e diventano per i genitori dei piccoli dei. Lo yoga educa al rispetto per sé e per gli altri, alla risoluzione dei conflitti, alla cooperazione e alla gestione delle emozioni forti».

Ma come avviene questo processo, così delicato e complesso? Con la mediazione del corpo, che spesso nelle scuole non viene valorizzato, lo yoga «favorisce l’equilibrio emozionale, rende la mente più ricettiva e aperta a dimensioni meno esplorate come l’intuizione e la creatività» aggiunge Tedeschi, che racconta come lei che insegna da 40 anni abbia notato quanto i nativi digitali, così sovraccaricati di informazioni e con un atteggiamento passivo rispetto alla realtà, siano meno creativi. «Ahinoi, non stiamo coltivando i nostri talenti - commenta Tedeschi - proprio noi italiani così forti nelle creatività, penso all’artigianato, alla moda».

Quale pratica fare cnelle diverse età?

Ma come declinare la pratica a seconda dell’età evolutiva? Tedeschi, coordinatrice didattica dell’Associazione italiana pedagogia yoga, offre qualche indicazione. Nella prima infanzia attraverso uno yoga giocoso con tempi rapidi e flessibili, l’ausilio delle favole e l’elaborazione del vissuto attraverso il disegno, nella scuola primaria con l’aggiunta graduale degli asana (le posture) e della consapevolezza del respiro, sempre con l’accompagnamento della narrazione. Nel delicato passaggio all’adolescenza si scelgono gli asana in modo più selettivo (perché il corpo inizia a irrigidirsi) e «si introduce un setting forte. Spesso i ragazzi di oggi hanno uno scarso senso del limite. Io stabilisco regole chiare, nell’idea che il contenimento emotivo sia affetto. Resto sorridente ma ferma...».

Come scegliere un corso?

Nella crescita commerciale che ha travolto lo yoga, per i genitori non è per nulla facile scegliere un corso pomeridiano a cui affidare i propri figli. «Il primo dei requisiti - puntualizza Tedeschi - è la formazione minima di 100 ore da parte dell’insegnante a fronte di un dettagliato progetto pedagogico e didattico perché un conto è sapere, un conto è sapere insegnare. Per il resto mi affiderei al parere dei bambini che sono degli ottimi valutatori».

Una parte importante di ogni lezione di yoga resta la narrazione. Allo YogaFestival Bimbi, i piccoli sono stati accompagnati nel magico mondo dell’Indian Jungle, uno spazio in cui hanno potuto annusare spezie profumate o pungenti, danzare al suono di musiche tradizionali e ascoltare le storie degli eroi del Mahabharata, l’antico poema indiano. Un percorso nella cultura induista guidato dal Matha Gitananda Ashram.

«Sono anni che soggiorno, durante l’estate e nei weekend, all’ashram di Savona e lì ho apprezzato davvero cosa significhi vivere yoga e la profonda spiritualità» racconta la scrittrice Emanuela Nava che sabato allo YogaFestival Bimbi ha letto alcuni racconti tratti dal suo ultimo libro «Dall’India il respiro dei bambini del Mondo», pubblicato da Laksmi, la casa editrice dell’ashram stesso.

Emanuela Nava spiega come il mondo induista metta in luce le qualità sovraumane insite negli esseri umani. E ricorda che la parola «entusiasmo» deriva dalla radice greca en-thèos che significa «la divinità dentro», e quindi la condizione divinamente felice. Come colui che dentro di sè riscopre la scintilla dell’entusiasmo e dello stupore di un bambino.

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