La famiglia Wertheimer, che controlla Chanel, l’aveva già detto nei giorni successivi alla morte di Karl Lagerfeld (19 febbraio scorso), quando la scomparsa dello storico direttore creativo della maison aveva innescato le voci più varie. Chanel non è in vendita, Chanel resterà un’azienda privata. Chanel è un’azienda solida che cresce a ritmi superiori a quelli del settore.
A distanza di qualche mese e a pochi giorni dalle grandi celebrazioni che ci saranno a Roma e a Parigi di Lagerfeld, organizzate rispettivamente da Fendi per il 4 luglio e da Chanel per mercoledì 20 giugno, dai vertici della maison arriva la conferma: non c’è alcun progetto di cessione, fusione o quotazione in Borsa (nella foto, un’immagine della sfilata della collezione Metiers d’Art 2018-2019, che si tenne all’interno del Metropolitan Museum di New York e fu una delle ultime uscite pubbliche di Lagerfeld).
Il bilancio 2018
Lo ha spiegato Philippe Blondiaux, chief financial officer di Chanel, a Business of Fashion (BoF), aggiungendo alcuni dati sul 2018, un altro anno record. I ricavi sono cresciuti del 10,5% a 11,1 miliardi di dollari, l’utile
è stato di 3 miliardi (+8% sul 2017). L’andamento dello scorso esercizio – sottolinea Lauren Sherman di BoF, dimostra che
il potenziale del marchio è enorme, confermato dal numero di dipendenti, che alla fine del 2018, nel mondo, è arrivato a 25mila,
il doppio rispetto a dieci anni prima. «Chanel non è in vendita, Chanel non si sta preparando per un’Ipo: voglio ripeterlo,
anche se deve essere la centesima volta che lo dico dall’inizio dell’anno»: queste le parole esatte di Blondiaux.
Il valore sul mercato
Secondo molti analisti, se Chanel fosse messa in vendita, potrebbe valere tra i 40 e i 50 miliardi di dollari, ma Lvmh, il
più grande gruppo del lusso al mondo, che in passato tentò una scalata ostile ad Hermès, aveva fatto sapere all’inizio del
mese, durante un incontro con gli analisti, che la cifra potrebbe essere addirittura di 100 miliardi di dollari.
Andamento per aree geografiche
Nel 2018 l’Asia-Pacifico è stata l’area a crescita più forte (+20% a 4,7 miliardi di dollari) e ha sorpassato l’Europa, diventando
la prima area geografica. Negli Stati Uniti l’aumento dei ricavi è stato del 7% a 2,1 miliardi.
Il boom dell’online
Per ora Chanel vende su internet solo profumi e cosmetica e Blondiaux ha detto che non ci sono piani a breve per estendere
l’e-commerce ad accessori e abbigliamento, né a gioielli e orologi. Nel 2018 le vendite su internet di profumi e prodotti
di bellezza sono salite del 50%. Il focus sul retail fisico è confermato dal fatto che delle 3mila assunzioni del 2018, la
maggior parte sono state fatte per aumentare lo staff delle boutique, molte delle quali ampliate (come quella di Milano, in
via Sant’Andrea).
Investimenti in comunicazione
Come nel 2017, le cifre destinate a eventi, sfilate, marketing e comunicazione sono enormi: solo per advertising e promozioni
di vario tipo Chanel ha speso 1,7 miliardi, con una crescita del 9% rispetto al 2017. Sono state inoltre acquisite le maison
Orlebar Brown (costumi da bagno uomo), la conceria Colomer (in Spagna) e l’azienda di movimenti per orologi Kenissi (in Svizzera).
Ricerca e sviluppo
Il cfo della maison ha anche sottolineato che la crescita di medio e lungo termine passa per il focus su nuovi tipo di investimenti:
ricerca e sviluppo (122 milioni) e studi, il cui valore non è stato quantificato, per trovare nuovi talenti, specie nelle
nuove professioni del digitale, e ricerche per sviluppare modelli di business più attenti alla sostenibilità.
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