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Ideali in libertà

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Ideali in libertà

La sfilata Marcelo Burlon County of Milan
La sfilata Marcelo Burlon County of Milan

Se una volta si guardava alla passerella per registrare la tendenza vestimentaria del momento, unita al canone di bellezza dominante, oggi lo si fa ancora, ma non per ricevere il verbo unico e rassicurante, al contrario per essere investiti da una frammentazione che spiazza ed energizza.

Soprattutto per quel che riguarda parametri di età, corpo e bellezza, domina ultimamente una infinita libertà. Lo si nota soprattutto nelle sfilate della moda maschile - per quel che riguarda gli stereotipi femminili, c’è ancora molto da fare - in casting che sono non solo multietnici, ma anche multigenerazionali e persino, ove possibile, multitaglia.

Una decina di anni fa il belga Walter Van Beirendonck fece centro e scandalo con una intera collezione presentata addosso a omoni barbuti, muscolosi e panzuti - orsi, usando la lingua di una sottocultura omosessuale molto specifica - che erano la negazione del teorema classico: per mostrare un abiti servono solo fisicità standard. No, servono atteggiamento, portamento. Da allora è stata tutta una escalation, tanto che il bellimbusto brizzolato e il gaglioffo di mezza età, ormai, sono presenza fissa negli show, a ogni altezza dello spettro, da Berluti a Magliano.

Per quel riguarda le etnie, invece, l'inclusione ad ampio spettro appare quasi realizzata, a rappresentare la realtà di un mondo che le forze oscurantiste vogliono angusto e sovranista, ma nel quale il metissage è legge dell'esistere. Ha molto colpito, all'ultimo giro di sfilate, il cast dello show di Marcelo Burlon County of Milan: ragazzi d'ogni razza, ma in realtà italiani perché nati su suolo italiano da genitori stranieri. Il messaggio è chiaro, e potente, e investe un po’ tutto il sistema.

Certo, con i cani da guardia che oggi fanno le pulci a tutto e poi dileggiano sui social media c’è da fare i conti e stare attenti, soppesando ogni variabile, dal rischio della appropriazione culturale all'inclusività. I casting multi-culti, quindi, non si capisce bene quanto siano adesione alle imposizioni del momento o scelta consapevole. Quale che sia il motivo, il risultato è evidentemente cosmopolita, e ci teniamo quello.

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