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Dopo il record di Wall Street gli operatori sono ottimisti

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Dopo il record di Wall Street gli operatori sono ottimisti

Dopo aver iniziato in sordina l’anno (-2,3%a gennaio), la Borsa di Wall Street si è portata venerdì in chiusura al nuovo massimo storico con l’indice Standard & Poor’s 500 a 2.110,61 punti, trascinato dal pre-accordo tra Grecia e Unione europea sull’estensione per quattro mesi del piano di aiuti. Territorio inesplorato anche per il Dax 30 di Francoforte, sopra quota 11mila punti. Mentre Piazza Affari - per quanto lontana dai massimi - con una performance del +15% da inizio anno resta uno dei listini che hanno fatto meglio dopo l’annuncio del quantitative easing, lo scorso 19 gennaio, da parte della Banca centrale europea.

Il sentiment degli operatori sui mercati finanziari, e in particolare su quello europeo, resta positivo. Bofa Merrill Lynch evidenzia infatti che nell’ultima settimana 5,8 miliardi di dollari sono confluiti verso l’azionario europeo. Per gli analisti i flussi mostrano che la propensione al rischio sta migliorando. La scorsa settimana è trapelata inoltre la notizia che l'hedge fund del finanziere George Soros nel quarto trimestre ha disinvestito circa due miliardi di dollari (su 30 totali in gestione) delle sue partecipazioni in società quotate Usa per investirle in Asia ed Europa. L’effetto «qe» non pare del tutto scontato. Per Marco Palacino, managing director per l'Italia di Bny Mellon Im, «in assenza di shock esterni ci aspettiamo che le valutazioni continuino a crescere, seppur gradualmente, accompagnando una crescita dell'economia globale moderata». A confortare le buone sensazioni sull’azionario europeo anche i dati macroeconomici. L'indice Pmi composito, che monitora l'attività manifatturiera e dei servizi, è salito a febbraio a 53,5 punti da 52,6, al top da 7 mesi. Per Jp Morgan sono risultati solidi: «Ci aspettiamo che la crescita del Pil si rafforzi e che veda un aumento del 2,25% per la metà di quest'anno». Fiducia anche sull’Italia: «Dopo 13 trimestri di recessione pare finalmente pronta a crescere». Non mancano però gli elementi critici. Per Goldman Sachs c’è bisogno di «liberare il potenziale economico dell'Europa attraverso i mercati finanziari» perché il «sistema finanziario europeo è centrato sulle banche». Banche che, peraltro, dovrebbero ancora adempiere ai loro compiti. Secondo il Wall Street Journal, infatti, Deutsche Bank e Banco Santander sarebbero state bocciate agli stress test Usa, accusate di gravi carenze nel rilevare e prevedere possibili perdite e rischi che le renderebbero vulnerabili alle crisi.. La Fed renderà noti i risultati parziali il 5 marzo, mentre l'esito completo e le eventuali restrizioni sono attesi per l'11 marzo. La bocciatura torna a sollevare una polemica tra stress test americani ed europei. Numerosi analisti statunitensi continuano a dubitare della severità degli esami europei. Entrambi gli istituti avevano passato a gonfie vele i test dell'Eurozona lo scorso ottobre, centrati sui capitali necessari a sopravvivere a due anni di recessione ma senza considerare questioni quali governance e risk management che sono all’ordine del giorno negli Usa.

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