GUERRA DI NERVI
Il rischio di «un’altra Crimea sul Baltico» evocato
dagli inglesi serve più che altro a mantenere alta
l’allerta della Nato nell’area
Gli allarmi circa il rischio che il campo di battaglia ucraino si allarghi alle repubbliche baltiche appartengono probabilmente più all’ambito della propaganda, che in questa riedizione in scala ridotta della “guerra fredda” gioca un ruolo di indubbio rilievo, che a una concreta minaccia di sconfinamento russo in Estonia, Lettonia e Lituania.
Eppure, dopo le dichiarazioni dei vertici militari statunitensi della Nato (primo tra tutti il generale Philip Breedlove, comandante supremo alleato in Europa) a favore dell’invio di armi e consiglieri militari in appoggio a Kiev, è stato un generale britannico a evidenziare i rischi per le repubbliche baltiche, membri dal 2004 dell’Alleanza Atlantica. C’è il pericolo che la Russia metta in atto «sul territorio Nato» lo stesso dispiegamento di forza che l’ha portata all’annessione della Crimea, ha detto Adrian Bradhsaw, vice comandante supremo delle forze alleate in Europa (il numero due nella gerarchia militare della Nato), ribadendo così l’allarme già lanciato il 17 febbraio dal ministro della Difesa di Londra, Michael Fallon.
La Russia «rappresenta una minaccia per tutti noi», ha aggiunto il generale confermando un’imbarazzante tendenza che vede gli alti ufficiali anglo-americani della Nato esprimere valutazioni che rispecchiano le posizioni di Londra e Washington ma non certo quelle di tutti gli Stati aderenti tenuto conto degli sforzi di molti Paesi europei per stemperare le tensioni con la Russia.
Come la Polonia, anche le repubbliche baltiche hanno buone ragioni storiche per temere iniziative militari russe ma nella crisi ucraina non giocano certo il ruolo di comparse come dimostra anche la presenza di molti volontari, spesso ufficiali, nei ranghi dei battaglioni “irregolari” ucraini nel Donbass.
Ieri la festa dell’indipendenza dell’Estonia dall’Urss è stata celebrata provocatoriamente con una parata militare a Narva (città al confine russo, abitata soprattutto da russi) con la presenza di truppe della Nato incluso un reparto di blindati statunitensi Stryker e corazzati olandesi CV 90 che l’Aja sta cedendo in 44 esemplari alle truppe estoni per potenziarne le capacità. Negli ultimi mesi sono aumentate le forniture militari ai baltici provenienti dal surplus degli eserciti britannico, statunitense, tedesco, finlandese e svedese inclusi mortai, armi anticarro e antiaeree, blindati e carri leggeri. Armi destinate ad aumentare la percezione della sicurezza e del ruolo della Nato nel momento in cui gli anglo-americani stanno fornendo equipaggiamenti anche alle forze di Kiev che verranno presto addestrate da 600 consiglieri americani e 75 britannici.
Fin dallo scoppio della crisi la Nato ha “rassicurato” le repubbliche baltiche quadruplicando il dispositivo schierato a difesa del loro spazio aereo. Sprovviste di caccia, Estonia, Lettonia e Lituania si sono affidate dal 2004 agli alleati che hanno garantito a rotazione 4 intercettori saliti a 12 l’anno scorso e poi a 16 inseriti nella Baltic Air Patrol attualmente a guida italiana. Forze difensive che tengono d’occhio i velivoli di Mosca che si spingono sempre più spesso ai margini degli spazi aerei della Nato.
I russi mostrano i muscoli ai baltici alimentando vecchie paure mai sopite ma non avrebbero nulla da guadagnare a effettuare attacchi che obbligherebbero la Nato, finora restìa a farsi coinvolgere direttamente in Ucraina, a scendere in campo. L’ipotesi sbandierata da Londra di «un’altra Crimea» sul Baltico risulta poco credibile ma sembra utile a mantenere alto l’allerta degli alleati nei confronti di quello che il portavoce del ministero degli Esteri russo, Aleksandr Lukashevich, ha definito il «mito della minaccia russa».
Una minaccia a cui non sembrano credere fino in fondo neppure i baltici stessi. «Posso dire che non vediamo queste minacce», ha detto giovedì scorso il ministro della Difesa lettone Raimonds Vejonis pur aggiungendo che Mosca «potrebbe utilizzare scenari di guerra convenzionale e ibrida». Anche i lituani, che hanno ripristinato la leva per arruolare 3.500 reclute per 9 mesi all’anno, non sembrano credere alla minaccia russa. «Dobbiamo ripristinare temporaneamente la leva obbligatoria», ha annunciato il presidente Dalia Grybauskaite ma alte fonti della difesa di Vilnius hanno ammesso che «al momento non avvertiamo minacce militari» pur aggiungendo che «questo non significa che non potrebbe presto esserci un’emergenza».
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