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Mosca torna a far paura ai Baltici

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Mosca torna a far paura ai Baltici

  • –Michele Pignatelli

MINORANZE

I timori nascono soprattutto

dalle dichiarazioni di Putin

sulla difesa

delle minoranze russofone,

importanti a Tallinn e Riga

Nei Paesi Baltici tornano a soffiare venti di guerra, o quantomeno di Guerra fredda. Ieri circa duemila soldati russi hanno condotto esercitazioni militari nell’Ovest del Paese, coinvolgendo anche 500 unità di equipaggiamento di stanza nella regione di Pskov, che confina con Estonia e Lettonia. Martedì mezzi militari americani e soldati britannici avevano preso parte alla parata celebrativa dell’indipendenza estone, sfilando a Narva, città dalle forti suggestioni geografiche - è separata dalla Russia solo dall’omonimo fiume - e storiche, visto che fu teatro di una sanguinosa battaglia nella Seconda guerra mondiale e della successiva, massiccia opera di “russificazione” da parte di Mosca. Sempre martedì, poi, la Lituania ha annunciato la reintroduzione della leva obbligatoria, per far fronte alla crescente minaccia russa.

La decisione di Vilnius è l’ultimo campanello d’allarme che arriva dalla regione. «Dobbiamo rafforzare le nostre capacita di difesa - ha detto Dalia Grybauskaite, presidente della repubblica baltica -. L’esercito deve essere preparato a rispondere alle nuove circostanze geopolitiche». Il problema è che le forze armate - come ha sottolineato Jonas Vytautas Žukas, capo di stato maggiore della Difesa - fanno i conti oggi con una «critica carenza di soldati»: circa 8mila professionisti in servizio e 4.500 riservisti su una popolazione di tre milioni. La leva obbligatoria era stata abolita nel 2008; se la proposta annunciata martedì verrà ratificata dal Parlamento, ogni anno saranno chiamati a prestare servizio militare (per nove mesi) tra i 3mila e i 3.500 giovani tra i 19 e i 26 anni. In questo modo le autorità militari lituane stimano di poter raddoppiare in cinque anni le forze a disposizione. Al tempo stesso, progettano di innalzare l’attuale budget destinato alla Difesa, oggi pari appena allo 0,8% del Pil, per puntare al target del 2% indicato dall’Alleanza atlantica.

La reintroduzione della leva arriva un mese dopo che il ministero della Difesa di Vilnius ha dato alle stampe un manuale con le regole da seguire in caso di emergenze e guerre sul territorio nazionale, accompagnando l’annuncio con la considerazione che, dopo quanto è accaduto in Ucraina, tutti i lituani hanno capito che la Russia «non è un Paese amico». Una sorta di prontuario per sapere come regolarsi in caso di invasione russa, consultabile presso biblioteche, scuole secondarie e organizzazioni non governative. «Gli esempi di Ucraina e Georgia, Paesi che hanno entrambi perso parte del loro territorio - aveva detto presentando l’iniziativa il ministro della Difesa, Juozas Olekas - ci dimostrano che non possiamo escludere una situazione simile qui da noi, e che dobbiamo essere pronti»

La Lituania - come l’Estonia e la Lettonia, ex repubbliche sovietiche indipendenti dal 1991 e di recente affiliazione Nato (2004), con una consistente minoranza russa - ha senz’altro un radar particolarmente sensibile nei confronti dei pericoli provenienti da Mosca. Confina tra l’altro con l’enclave russa di Kaliningrad, sede di una massiccia esercitazione ancora nel dicembre scorso, e ospita a sua volta, a Šiauliai, la base aerea da cui partono le missioni di pattugliamento Nato nell’area baltica. Come le altre due repubbliche (e le vicine Svezia e Finlandia) ha assistito peraltro, nei mesi scorsi, a ripetute violazioni dello spazio aereo da parte di velivoli russi.

L’allarme nei confronti delle mire espansionistiche del presidente russo Vladimir Putin non arriva però solo da Vilnius e dintorni. La settimana scorsa Adrian Bradshaw, vice comandante supremo delle forze Nato in Europa, ha messo in guardia dal rischio di un’invasione dei Paesi Baltici attraverso tattiche simili a quelle attuate in Crimea. Appena 48 ore prima il ministro della Difesa britannico Michael Fallon aveva fatto considerazioni analoghe sul «pericolo concreto e attuale» delle operazioni sotto copertura condotte dai russi contro i Paesi Baltici. «Stanno mettendo alla prova la Nato», aveva aggiunto Fallon. In base all’Articolo 5 del Trattato costitutivo, l’Alleanza - che a settembre si è impegnata a dar vita a una forza di reazione rapida da schierare nell’Europa orientale - sarebbe chiamata a intervenire in caso di attacco armato contro uno Stato membro. «Noi - ha dichiarato recentemente al Sole 24 Ore Sven Mikser, ministro della Difesa estone - abbiamo piena fiducia nell’efficacia dell’Articolo 5. Non basta però che ci crediamo noi, è molto importante che ci creda anche Putin».

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