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«Mosca rischia nuove sanzioni»

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«Mosca rischia nuove sanzioni»

In partenza per Kiev e poi per Mosca, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha preso parte ieri a una videconferenza con Barack Obama, il presidente francese François Hollande, il premier britannico David Cameron, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e Angela Merkel, cancelliere tedesco. Al centro della discussione, la crisi ucraina e la lotta al terrorismo con particolare riferimento - sottolinea Palazzo Chigi - alla situazione in Libia.

Argomenti che Renzi affronterà domani con Vladimir Putin, passando però prima, quest’oggi, nella capitale ucraina dove incontrerà il presidente Petro Poroshenko. In caso di ulteriori violazioni degli accordi di Minsk, è stata la conclusione della videoconferenza secondo una nota diffusa dalla Ue, i leader sono pronti a un nuovo irrigidimento delle sanzioni contro Mosca.

A Kiev, la gravità della situazione economica è illustrata abbondantemente dalla decisione della Banca centrale di portare i tassi di interesse dal 19,5 al 30%. Ma pessime notizie arrivano anche dal fronte, dove malgrado il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti i bombardamenti continuano, mentre le parti si scambiano quotidianamente l’accusa di violare la tregua. Un portavoce militare a Kiev ha denunciato un’intensificazione delle operazioni nemiche e la morte di tre soldati, mentre i separatisti accusano le forze ucraine di attaccare in direzione dell’aeroporto in rovina di Donetsk.

Immagini contro cui da Mosca si staglia la salma di Boris Nemtsov, l’uomo che avrebbe voluto mettere fine alla guerra e mostrare le prove del coinvolgimento russo in Ucraina. Il leader dell’opposizione democratica e liberale è stato seppellito ieri nel cimitero di Trojekurovskoje dove riposa anche Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa nel 2006. Lo hanno accompagnato migliaia di persone, fin dalla camera ardente allestita nel Centro Sacharov, vicino al grattacielo staliniano dove Nemtsov aveva il suo ufficio.

Se le indagini sull’assassinio - la notte di venerdì scorso Nemtsov è stato raggiunto da quattro colpi sparati alla schiena sul ponte più vicino alla Piazza Rossa - continuano ad accarezzare le ipotesi più disparate - i sostenitori di Nemtsov non hanno dubbi che la responsabilità sia dell’atmosfera di odio costruita contro chiunque critichi il regime, e Vladimir Putin. Anche se molti dubitano che l’ordine diretto sia arrivato dal presidente, sulla cui immagine si è aggiunta un’altra pesante ombra. Tanto che le autorità insistono a parlare di provocazione, un gesto orchestrato per screditare il capo del Cremlino. «Quei colpi - ha detto invece ieri Ghennadij Gudkov, un deputato espulso dalla Duma per le sue posizioni critiche verso il sistema - non sono stati sparati solo contro Nemtsov ma contro tutti noi, contro la democrazia in Russia».

Nella folla si sono rivisti i volti di alcuni compagni di Nemtsov degli anni di Boris Eltsin, i primi riformatori, ex colleghi al governo: Grigorij Javlinskij, l’economista che avrebbe voluto riformare l’economia sovietica in 500 giorni; Anatolij Ciubais, autore delle criticatissime prime privatizzazioni; Serghej Kirijenko e Mikhail Kasjanov, entrambi ex premier. Ma anche la vedova di Eltsin, Naina. Nemtsov, ex governatore di Nizhnij Novgorod e vicepremier negli anni 90, è il più noto esponente politico assassinato in Russia nell’era Putin: eppure ai funerali ieri gli esponenti del governo o i membri del Parlamento erano pochissimi. Tra loro i vicepremier Arkadij Dvorkovich e Serghej Prikhodko, oltre a Gherman Gref, presidente di Sberbank, e Aleksej Kudrin, ex ministro delle Finanze. Assente l’altro leader dell’opposizione, Aleksej Navalnyj, a cui è stato negato di uscire dal carcere con qualche giorno di anticipo per partecipare. Ha così espresso la propria convinzione sul suo blog: «Nemtsov - ha scritto - è stato ucciso con la partecipazione dei servizi o di un’organizzazione agli ordini delle autorità».

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