(none)

Perché tra Yanis e Wolfgang è stato «odio» a prima vista

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Perché tra Yanis e Wolfgang è stato «odio» a prima vista

  • –Alessandro Merli

FRANCOFORTE

La sera del 24 febbraio, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, hanno incontrato i deputati del loro partito, i democristiani della Cdu, e quelli del partito gemello bavarese, la Csu, in vista del voto del Bundestag che due giorni dopo avrebbe dovuto approvare l'estensione di quattro mesi del programma di aiuti alla Grecia, faticosamente concordato a Bruxelles. I presenti riferiscono di un clima molto teso, di una volontà di rivolta non solo della solita frangia di euroscettici, popolata soprattutto di cristiano-sociali bavaresi, ma anche di un bel gruppo di altri peones, i quali, nonostante la venerazione per Angela Merkel, che li ha portati a tre successi elettorali consecutivi, per la prima volta erano pronti a sfidarne le direttive votandole contro, esasperasti dall’atteggiamento di Atene e della pressione delle defezioni dell'elettorato a favore degli euroscettici del nuovo partito AfD. Qualcuno parla della possibilità, difficile da verificare, di una “rivolta” di decine di parlamentari, un fatto senza precedenti. Solo l’intervento di Schaeuble, che ha spiegato come il sì fosse nell’interesse della Germania e comunque non richiedeva nessun ulteriore esborso di soldi dei contribuenti tedeschi, riuscì a contenere il dissenso. Alla fine, 29 deputati della Cdu/Csu, un numero senza precedenti ma molto inferiore a quanto poteva far pensare il clima di quell'incontro.

Eppure Schäuble resta il “cattivo” della crisi greca, soprattutto per i greci: che non si fanno scrupolo di ritrarlo come un nazista e farsi beffe anche del fatto che da oltre vent’anni sia costretto su una sedia a rotelle. Lo scontro fra lui e la sua controparte, Yanis Varoufakis, è il leit-motif più colorito del dramma greco. L’irritazione di Schäuble nei confronti di Varoufakis è palpabile, fin dal primo incontro fra i due il mese scorso, quando il neo-eletto professore greco andò a Berlino a fare una lezioncina in casa del ministro tedesco, proclamando in una conferenza stampa congiunta che era lì per salvare non solo la Grecia, ma tutta l’Europa, dal giogo dell’austerità tedesca.

La personalizzazione della frattura Grecia-Germania, anche se il portavoce del cancelliere Merkel ha insistito anche questa settimana che la vicenda greca non è una questione bilaterale, riflette, oltre alla resurrezione di tutti i peggiori stereotipi nazionali, due visioni contrapposte della crisi, come ha ricordato Stephen Fidler in un’analisi sul “Wall Street Journal”: l’apologo morale tedesco, in cui la virtù è premiata, gli sprechi puniti e il rispetto delle regole è tutto, il vero totem di Schäuble; e l’auto-vittimizzazione della Grecia, un retaggio storico, in cui c’è sempre uno straniero a fare da capro espiatorio di tutti i mali del Paese.

Dopo l’accordo europeo del mese scorso, le relazioni fra i due Paesi hanno imboccato di nuovo una china pericolosa. «Molta fiducia è andata persa», ha detto nei giorni scorsi il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. In una rapida successione di quelle che i tedeschi considerano provocazioni, il Governo greco ha sollevato di nuovo la questione della cancellazione del debito, minacciato di spedire in Germania migliaia di immigrati dall’Africa o dal Medio oriente, riaperto la questione del rimborso dei danni di guerra, minacciato la confisca di beni tedeschi in territorio greco, inviato una protesta ufficiale contro lo stesso Schaeuble. Il quale intanto ha etichettato Varoufakis come «ingenuo» (o «stupidamente ingenuo», secondo qualcuno) e sostenuto che un’uscita accidentale della Grecia dall’euro (il neologismo “Graccident”, dopo Grexit) non è impossibile, dato che «non sappiamo esattamente cosa fanno quelli al potere» ad Atene. Il tutto mentre una autocompiaciuta galleria fotografica di Varoufakis e della moglie sulla rivista mondana “Paris Match” provocava in Germania giudizi inorriditi nei quali la parola più ricorrente era «scherno».

Il crescente fastidio dell’opinione pubblica tedesca verso la Grecia è stato fotografato questa settimana da un sondaggio della tv Zdf, secondo cui il 52% degli interpellati è favorevole all’uscita dall’euro, contro il 40% dei contrari. Due settimane fa, le proporzioni erano rovesciate. A meno che le acque non si plachino, e anche escludendo un “Graccident”, non è facile immaginare a fine giugno, quando potrebbe porsi la questione di nuovi soldi alla Grecia, uno Schäuble che faccia da scudo contro la rivolta dei deputati democristiani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA