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Soluzione Cipro per la Grecia, l’idea di Dijsselbloem fa arrabbiare…

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verso il vertice dei capi di stato ue

Soluzione Cipro per la Grecia, l’idea di Dijsselbloem fa arrabbiare Atene

È di nuovo alta tensione fra Atene e Bruxelles. Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, evoca per la Grecia una soluzione cipriota, l'ipotesi di controlli ai movimenti di capitali. In un'intervista a Bnr Nieuwsradio, alla domanda sul «che fare» se il negoziato precipita, il ministro delle Finanze olandese ha ventilato le «misure radicali» prese per Nicosia, dove furono «chiuse le banche e limitati i trasferimenti». Miccia innescata, la Grecia ha subito risposto duramente: Dijsselbloem rispetti il suo ruolo istituzionale, ha commentato il portavoce del governo Tsipras: la Grecia non si lascerà «ricattare». Il braccio di ferro continua, mentre sullo sfondo c’è chi continua a non escludere l’uscita di Atene dall’area euro, cosa che secondo quando ribadito da Moody’s avrebbe «serie conseguenze» per il futuro della valuta unica.

Oggi è stato un giorno di colloqui e contatti in vista del vertice dei capi di stato e di governo fissato per giovedì e venerdì. La situazione della Grecia è stata discussa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente della Bce Mario Draghi. E una conferenza telefonica si è svolta fra i tecnici che fanno parte dell’Euro working group, l'organismo presieduto da Thomas Wieser che prepara i lavori dell'Eurogruppo. I rappresentanti dei 19 Paesi della moneta unica, della Commissione e della Bce hanno discusso dello stato di avanzamento dei negoziati tecnici avviati una settimana fa tra il governo di Atene e le tre istituzioni (Ue, Bce, Fmi, se ne è poi aggiunta una quarta, il fondo Esm) sulla proroga di quattro mesi del secondo programma di bailout per la Grecia. Aiuti (l’ultima tranche da “bonificare”, pari a 7,2 miliardi di euro) che saranno accordati solo in caso di intesa fra Atene e creditori.

Ma, secondo indiscrezioni, i creditori sarebbero pronti a sborsare anche solo 1,9 miliardi di euro, concedendo una boccata d'ossigeno, in cambio del via libera parlamentare in Grecia ad alcune delle riforme meno radicali e con minor impatto sociale fra quelle dell'accordo dello scorso 20 febbraio. Lo riferisce il quotidiano Kathimerini, secondo cui fra le riforme in questione figurerebbero l'indipendenza dell'agenzia delle entrate greca e una riforma della giustizia. Questa soluzione intermedia consentirebbe al prossimo Eurogruppo di dare il via libera all'esborso. Secondo le fonti di Kathimerini, la Grecia avrebbe un buco di 1,7 miliardi questo mese e di oltre due miliardi ad aprile.

Il premier greco Alexis Tsipras si incontrerà a Bruxelles, a margine del vertice, con la cancelliere Angela Merkel, il presidente francese François Hollande, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il presidente della Bce Mario Draghi. L’obiettivo di Tsipras è trovare un'intesa politica per togliere gli ostacoli fondamentali all'esborso del prestito. Il termine per un’intesa (sulla base di dati più precisi di generiche intenzioni o linee guida) è fine aprile.

Intanto si accende il dibattito tedesco sulle richieste della Grecia alla Germania di risarcire i danni provocati durante la Seconda guerra mondiale. Quella che era apparsa come una provocazione da parte di Atene trova a sorpresa orecchie disponibili presso alcuni esponenti dell'Spd, in controtendenza con la linea del cancelliere Angela Merkel e dei conservatori tedeschi.

«Dovremmo avere un approccio finanziario nei confronti delle vittime», ha dichiarato afferma Gesine Schwan, del partito socialdemocratico, in un'intervista allo Spiegel Onilne. Autorevole membro spd e due volte candidata alla presidenza del paese, secondo Schwan «sarebbe una cosa buona per noi tedeschi per liberarci dal peso della storia». D'altra parte, osserva, «vittime e discendenti hanno una memoria più lunga rispetto a colpevoli e loro discendenti». La querelle tra il governo Tsipras e Berlino sui danni di guerra ha aggravato le già forti tensioni sul nodo del debito ellenico. Il governo Merkel che ha sempre respinto a muso duro le pretese della Grecia facendo sapere di aver già onorato tutti i suoi obblighi, tenendo conto anche dei 115 milioni di marchi tedeschi (59 milioni di euro) pagati nel 1960.

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