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Europa contro Google: lede la concorrenza

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Europa contro Google: lede la concorrenza

  • –Beda Romano

BRUXELLES

In un clima già difficile nelle relazioni economiche tra Unione europea e Stati Uniti, la Commissione ha aperto ieri ufficialmente un nuovo fronte, annunciando l’invio di una lettera di obiezioni a Google, la società americana accusata di abuso di posizione dominante nel campo dei motori di ricerca su Internet. Nel contempo, l’esecutivo comunitario ha deciso di aprire una formale indagine contro il gruppo californiano per come imporrebbe l’uso dei suoi servizi nei cellulari Android.

Dopo quattro anni di estenuanti discussioni, la Commissione europea ha deciso di formalizzare i suoi rimproveri contro la società americana. Da tempo, Bruxelles è convinta che l’azienda favorisca i suoi servizi ai danni della concorrenza nell’elencare su uno schermo di computer i risultati di una ricerca effettuata con Google. In alcuni paesi europei, il 90% delle ricerche effettuate sul web avviene attraverso il portale della società, che ha sede a Mountain View in California.

«Se non si viene trovati» su Internet, «non si possono fare affari», ha spiegato qui a Bruxelles in una attesa conferenza stampa Margrete Verstager, la commissaria alla concorrenza. «Quando cercate qualcosa avete l’ambizione di trovare la migliore risposta alla vostra richiesta». Amit Singhal, vice presidente di Google, ha ribattuto di essere «fermamente» in disaccordo con la Commissione: nel campo degli acquisti su Internet, ha detto riferendosi ad Amazon o a Ebay, «c’è tantissima concorrenza».

Il braccio di ferro conferma il confronto aspro con le aziende americane. Amazon, Starbucks e Apple sono sospettate dalla Commissione di evadere le imposte, approfittando delle differenze fiscali tra i paesi europei e della digitalizzazione dell’economia. Nel contempo, altre aziende, come Facebook e la stessa Google, sono criticate perché non sufficientemente attente alla privacy. La crisi economica e il clima politico stanno mettendo a dura prova il rapporto tra Stati Uniti e Unione europea.

Google ha dieci settimane per rispondere alla lettera della Commissione europea. In ultima analisi, se la società americana dovesse essere ritenuta in difetto, sarebbe chiamata a pagare una multa fino al 10% del suo fatturato, che nel 2014 è ammontato a 66 miliardi di dollari. Finora, nel campo della concorrenza, l’ammenda più elevata è stata comminata a Intel, chiamata a pagare una multa di 1,06 miliardi di euro nel 2014 per avere abusato della sua posizione dominante tra il 2002 e il 2007.

La signora Vestager non ha voluto ieri apparire troppo aggressiva. Ha spiegato più volte che «tutte le strade restano aperte», e che il dialogo con Google può continuare nonostante l’invio di una lettera di obiezioni da parte di Bruxelles. «Non vogliamo interferire con la grafica dello schermo, o con il funzionamento dell’algoritmo – ha assicurato l’ex ministro delle Finanze danese –. Vogliamo semplicemente che i clienti ottengano la migliore ricerca possibile».

Nel contempo, Bruxelles ha anche deciso di verificare se la società americana imponga ai produttori di telefoni cellulari che utilizzano il suo programma Android di proporre ai clienti i suoi servizi. «La maggioranza dei produttori di telefonini (…) utilizza Android in associazione con una serie di applicazioni e di servizi esclusivi di Google», ha notato la Commissione. Le due decisioni europee giungono mentre Stati Uniti ed Unione europea stanno negoziando un difficile accordo di libero scambio.

Per quattro anni, Bruxelles ha tentato di trovare un accordo con Google. Senza riuscirvi. A sei mesi dal suo insediamento, la signora Vestager ha deciso di alzare il tiro, mettendo l’accento – come è tradizione in Europa - sulla tutela dei consumatori. Dall’esito di questa partita potrebbe dipendere la sua credibilità nella lotta antitrust. In questo periodo, la commissaria sta anche valutando se crediti d’imposta concessi a banche italiane siano o meno illegittimi aiuti di stato.

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