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«Stabilità del Mediterraneo interesse vitale»

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«Stabilità del Mediterraneo interesse vitale»

  • –Gerardo Pelosi

ROMA

La regione del Mediterraneo sarà sempre di più al centro dell'azione delle nostre Forze armate. È questo il concetto guida analizzato nelle ipotesi di lavoro per il «Libro Bianco sulla sicurezza internazionale e la difesa» che il ministro Roberta Pinotti presenterà oggi pomeriggio al Quirinale al Consiglio supremo di Difesa, il primo presieduto dal nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La stabilità del Mediterraneo è giudicata di «interesse vitale» per il Paese secondo il documento messo a punto prima dell'ultima tragedia dei migranti nel canale di Sicilia. Raggiungere un elevato grado di stabilità e di sviluppo democratico nei Paesi che incidono sul Mediterraneo costituisce, secondo il Libro Bianco, «un obiettivo prioritario per il nostro Paese». Ne consegue che la governance dello strumento militare e le risorse umane e politiche industriali necessarie ai nuovi obiettivi dovranno tenere conto delle nuove priorità geografiche. Quindi niente più progetti per nuove portaerei ma pattugliatori d'altura, fregate e sommergibili per la Marina così come velivoli con modalità d'impiego più flessibili e raggio d'azione ridotto nell'Aeronautica. Nessuna marcia indietro, tuttavia, nei programmi internazionali già varati e sottoscritti. Ma sugli F35 di sicuro sono stati formalizzati ad oggi solo i contratti per i primi otto velivoli mentre non è chiaro cosa avverrà nel futuro (se si passerà o meno dai 131 velivoli iniziali ai 90 di cui aveva parlato l'ex ministro della Difesa Di Paola). Tra gli indirizzi strategici e le direttive politiche per il futuro dello strumento della Difesa il Libro Bianco conferma il ruolo dell'Italia nel sistema internazionale a cominciare dall'Unione europea perché «i nostri interessi di sicurezza coincidono in larga misura con quelli di altri partner europei». L'Italia crede nel rafforzamento della politica comune di sicurezza e difesa e promuove un'evoluzione del ruolo dell'Europa e un'integrazione progressiva di risorse e capacità operative tra gli Stati membri. In questo quadro il legame transatlantico potrà trarre vantaggio da nuove sinergie tra dimensione europea della Difesa e la Nato. Più in generale il nostro Paese continuerà ad esercitare un ruolo di rilievo in ambito Onu per nuove missioni tese a garantire pace e progresso nel mondo così come già fa nell'Isaf dove i 700 militari ancora presenti in Afghanistan rientreranno a dicembre (e non più a settembre come previsto) e da Unifil in Libano guidata dal generale italiano Luciano Portolano. Un capitolo a parte quello che riguarda le risorse economiche. Tra i requisiti di fondo si ricorda la «razionalità ed economicità complessiva e l'eliminazione di ogni duplicazione non necessaria». Il modello operativo dovrà garantire l'efficacia dello strumento e l'unità di comando oltre alla «piena coincidenza tra le responsabilità assegnate e la disponibilità delle necessarie risorse». Sotto il profilo della quantità delle risorse disponibili la spesa per la Difesa attualmente non supera lo 0,86% del Pil, ben lontano quindi da quel 2% che tutti i vertici Nato indicano come obiettivo per tutti gli Stati membri. Per la prima volta il Libro bianco sollecita un livello pluriennale di spesa che venga approvato dal Parlamento per garantire una programmazione di medio periodo.

Per quanto riguarda la riduzione del personale con blocco del turnover, si conferma l'indicazione dell'ex ministro Di Paola volta a portare il personale della Difesa da 190mila uomini ai 150mila nel 2024. Al primo gennaio del 2016 si passerà già a 170mila anche attraverso transiti orizzontali verso altre amministrazioni dello Stato come il ministero della Giustizia dove vengono richiesti cancellieri e applicati di segreteria.

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