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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2015 alle ore 06:39.

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Sarebbe morto per aver voluto rivelare il prezzo pagato dai russi alla guerra in Ucraina. Miliardi di rubli, e almeno 220 vite umane. Boris Nemtsov avrebbe voluto raccontare dei 150 soldati caduti l’estate scorsa nel Donbass, e poi di altri 70 uccisi tra gennaio e febbraio a Debaltseve. Aveva raccolto nuove prove sulla presenza di truppe russe in Ucraina, da sempre negata dal Cremlino. E potrebbe essere stato questo il motivo per cui il leader dell’opposizione è stato eliminato, il 27 febbraio a Mosca. Aveva i loro nomi, alcune famiglie avevano trovato il coraggio di parlargli. Ma chiunque lo abbia fermato, non ha potuto impedire ai colleghi di Nemtsov di continuare il suo lavoro. Il rapporto “Putin. Guerra” è stato pubblicato ieri a Mosca, proprio mentre John Kerry arrivava a Sochi per incontrare Vladimir Putin.

Alcuni soldati russi, scrive l’agenzia Reuters, stanno lasciando l’esercito pur di non essere costretti a combattere in Ucraina: le loro testimonianze si aggiungono a quelle raccolte da Nemtsov. Contraddicendo le affermazioni del Cremlino, che ha sempre parlato di «volontari», il rapporto afferma che i soldati vengono forzati ad andare in Ucraina, dietro minaccia di essere espulsi dalle forze armate. Anche se penalmente non possono essere perseguiti, perché in questa guerra negata non ci sono ordini ufficiali a cui hanno disobbedito. Tutto è avvolto nel silenzio. Le famiglie dei caduti avrebbero ricevuto fino a due milioni di rubli ciascuna (35mila euro) per firmare l’impegno a tenere la bocca chiusa sulle circostanze della morte dei loro figli o mariti.

Impressionante anche il peso economico della guerra. Serghej Aleksashenko, coautore del rapporto e professore all’Alta Scuola di Economia di Mosca, stima in 53 miliardi di rubli (poco meno di un miliardo di euro) il costo per il budget russo di 10 mesi di guerra nell’Est dell’Ucraina: 21 miliardi per il mantenimento di 6.000 “volontari”, 25 per l’addestramento di 30.000 separatisti, 7 in manutenzione degli armamenti. Aleksashenko sostiene che Mosca abbia speso altri 80 miliardi per il mantenimento degli abitanti di Donetsk e Luhansk fuggiti oltreconfine. E calcola che l’annessione della Crimea sia costata ai cittadini russi - a causa delle sanzioni e dell’embargo alimentare che ha gonfiato i prezzi - 2.750 miliardi di rubli in salari e risparmi perduti.

Il rapporto “Putin. Guerra” è stato stampato solo in 2.000 esemplari, nella speranza di aiuti che finanzino una diffusione maggiore. Questo, aveva detto Nemtsov, «è il solo modo per sconfiggere la propaganda». La sua missione ora viene raccolta dall’amico Ilja Jashin: «Vogliamo che la gente inizi a porre domande ai politici - ha detto l’attivista ieri a Mosca presentando il rapporto reperibile sul sito http://putin-itogi.ru - Vogliamo cambiare l’opinione pubblica».

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