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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2015 alle ore 06:36.

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Un grande “patto di civiltà” che leghi le due sponde del Mediterraneo. Così immagina il Mediterraneo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, volato ieri a Tunisi a due mesi dall’attentato al museo del Bardo (quattro i turisti italiani morti) per precisare il suo pensiero sul dialogo Nord Sud, emergenza migratoria e crisi libica.

Mentre a Bruxelles i ministri degli Esteri e della Difesa europei mettevano a punto i dettagli di una grande operazione navale contro gli scafisti libici, il Capo dello Stato nel Parlamento tunisino riunito al Bardo scandiva: «I flussi migratori dalla Libia configurano un dramma umanitario senza precedenti; l’Europa deve farsene carico collettivamente con senso di responsabilità, spirito di solidarietà e disponibilità all’accoglienza». Ma, soprattutto, il presidente della Repubblica ha ribadito il suo no ad ogni opzione militare per risolvere la questione libica perché, ha aggiunto «c’è la convinzione comune che per aiutare la Libia a uscire da una guerra civile occorra una soluzione politica e non militare che consenta che si formi un governo di unità nazionale che riporti uno stato funzionante».

Prima dell’intervento al Parlamento, Mattarella aveva incontrato il presidente, Beji Caid Essebsi nella residenza di Cartagine e il primo ministro, Habib Essid. Mattarella ha anche visitato il museo nazionale del Bardo, colpito dall’attentato dello scorso 18 marzo insieme al sindaco di Torino, Piero Fassino (erano piemontesi i morti italiani) e lì ha deposto una corona presso la stele in ricordo delle vittime. La giornata si è conclusa con un concerto di un quartetto d’archi dell’Orchestra sinfonica della Rai all’interno del museo. Con tutti i suoi interlocutori Mattarella ha insistito sul ruolo che la giovane democrazia tunisina può svolgere per la stabilizzazione dell’area. Sul piano bilaterale Mattarella e Essebsi è stato firmato un accordo per un programma triennale di cooperazione mentre il governo italiano ha disposto la conversione del debito tunisino, per 25 milioni di euro.

Mattarella ha condiviso con le autorità tunisine «il comune impegno contro il terrorismo, a difesa della civiltà e della pacifica convivenza». E si è impegnato «a fare tutto il possibile» per rintracciare tutti quei giovani tunisini che nel 2011 tentarono di approdare in Italia «per poi scomparire o risultare irreperibili».

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