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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2015 alle ore 06:35.

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Una profonda crisi di mercato, strutturale e congiunturale, che sta totalmente modificando i canali della distribuzione.

Il calzaturiero è uno dei settori del “Made in Italy” che prima e più di altri, ha risentito, nel 2014, della brusca frenata sugli acquisti dei clienti russi.

L’anno scorso, il crollo delle esportazioni verso la Russia, in valore, è stato del 23 per cento. Ma è tutta l’area dell’ex-Unione Sovietica a “soffrire” (-20% in volume e -22,4% in valore) . Purtroppo, nel primo trimestre di quest’anno, l’export verso la Russia e l’ex area sovietica è già calato del 50% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

In Russia, circa il 10% delle vendite in termine di valore è rappresentato dall’ alta gamma, il 38% da prodotti di fascia media, il 52% da quelli di livello basso.

«Con la crisi – ha spiegato Cleto Sagripanti, ex presidente di Assocalzaturifici, ora alla guida della confederazione europea – stanno chiudendo alcuni punti vendita e buyer che hanno determinato la crescita italiana in quel Paese. Aumentano le catene, la grande distribuzione e una diversa politica di prezzo. Tutti aspetti che le aziende italiane dovranno considerare con attenzione».

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