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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2015 alle ore 06:38.

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Non si placa in Francia la polemica sul viaggio lampo del premier Manuel Valls nella serata di sabato scorso, con un’andata e ritorno a bordo di un Falcon dell’aeronautica militare tra Poitiers, dove si svolgeva il congresso del partito socialista, e Berlino, dove ha assistito alla finale di Champions tra la Juventus e il Barcellona, la città dove Valls è nato e della cui squadra è grande tifoso. Ad alimentare le polemiche, e la sfiducia nei confronti della classe politica in un momento di massima impopolarità, non è tanto il fatto in sé o il costo del volo a carico del contribuente (circa 20mila euro), ma il modo in cui il serissimo Valls, abitualmente molto attento alla propria immagine, ha gestito la comunicazione e ha reagito alle critiche. Inizialmente ha infatti parlato di un incontro con il presidente della Uefa – il francese Michel Platini, che ovviamente ha confermato – sull’organizzazione degli Europei l’anno prossimo in Francia e sulla situazione della Fifa. Avvalorando quindi la versione del viaggio “ufficiale”, confermata dallo stesso presidente François Hollande dal G-7 in Germania. Poi ha parlato di un «momento di svago», comprensibile per un politico che «lavora tanto». Salvo tornare sulla versione precedente proprio quando è filtrata la notizia che insieme a lui c’erano anche due dei quattro figli. Un vero pasticcio, insomma.

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