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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2015 alle ore 06:35.

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ROMA

«Solo alla fine di quest’anno l’economia europea tornerà ai livelli produttivi del 2008 mentre l’economia italiana è ancora molto indietro e per tornare a quei livelli ci vorranno ancora molti anni». La preoccupata diagnosi è del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ieri, al convegno di Villa Mondragone, ha fotografato le difficoltà dell’Eurozona. «La fase economica in cui ci troviamo è di ristagno. Il termine stagnazione è brutto mentre ristagno dà l’idea di una situazione complicata, l’idea che siamo fermi. E questo è esattamente il nostro problema». Ma a preoccupare il governatore, ancora di più dei nodi strutturali che si fa fatica a sciogliere, nonostante la facilitazione del Qe che «è stato il più grande intervento di politica monetaria di successo mai attuato», è la riduzione della fiducia tra i politici europei, la diminuzione di volontà politica di procedere nella costruzione dell’Europa. «E’molto grave», ha detto Visco, questo segnale che fa apparire il progresso politico molto lontano, alla vigilia di «tanti cicli elettorali che si sovrappongono». Perchè senza determinazione politica, ha fatto capire il responsabile di Via Nazionale, la moneta non si difende. Non basta: c’è anche un altro deficit di cui tener conto, che è l’attuale disaffezione all’integrazione europea fra gli abitanti di Eurolandia. «La distruzione di fiducia fra i cittadini è stato il più alto prezzo non economico pagato per via della crisi» ha detto Visco. Che, senza mai nominare Germania o Grecia, ha citato il dibattito sugli squilibri della bilancia dei pagamenti: «È evidente che un paese con un’economia basata sulle esportazioni, surplus di bilancia dei pagamenti che continuano a crescere, una posizione creditoria verso il resto del mondo molto elevata, ha almeno altrettante colpe del paese che fa l’opposto». Di questo paese che fa l’opposto ha parlato l’ex premier greco Lucas Papademos. Il quale ha ricordato che,nonostante lo stock del debito greco sia estremamente elevato, con politiche adatte a rilanciare la crescita il debito pubblico potrebbe tornare al 120 %entro il 2024 , mentre il servizio del debito greco nei prossimi sei anni è gestibile e inferiore a quanto versato annualmente da Italia o Portogallo. Però la Grecia, per farcela, ha bisogno di «realizzare le riforme, consolidare il bilancio, rivitalizzare la crescita. E, condizione necessaria, anche se non sufficiente, ottenere un qualche alleggerimento del suo debito». Sono fiducioso, ha concluso Papademos, che a un’intesa si arriverà entro la fine del mese. E ha ricordato che «un’intesa fra Atene e i suoi creditori permetterebbe all’economia greca di beneficiare di Qe e Tltro , che possono offrire il necessario finanziamento al settore privato». Ma se ci sarà il default?«Credo che un certo rischio- contagio non si possa escludere, anche se non così alto come nel 2012. Le conseguenze del default sarebbero visibili nel lungo termine».

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