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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2015 alle ore 06:36.

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FRANCOFORTE

Il Fondo monetario internazionale giudica insostenibile il debito della Grecia, dopo che la condizione delle finanze pubbliche è nettamente peggiorata nell’ultimo anno, anche per effetto delle politiche del Governo attuale, e ritiene che Atene abbia bisogno di oltre 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni, di cui 36 miliardi dai partner europei, e il debito nei confronti dei creditori europei vada quanto meno riscadenzato. Secondo una fonte di alto livello dell’Fmi, andrebbero raddoppiati sia il periodo di grazia, durante il quale la Grecia non effettua alcun rimborso, rispetto agli attuali 10 anni, sia il periodo dei rimborsi, dagli attuali 20 anni.

L’Fmi ha pubblicato ieri uno studio “preliminare”, secondo cui il fabbisogno di finanziamento della Grecia fra l’ottobre di quest’anno e il dicembre del 2018 è di 50,2 miliardi di euro. A questi devono aggiungersi i debiti in scadenza quest’estate che ammontano a circa 16 miliardi di euro. Le stime fatte dalle istituzioni europee, ammettono all’Fmi, sono inferiori.

Martedì scorso, la Grecia ha saltato il pagamento di 1,55 miliardi di euro all’Fmi, il che comporta il blocco di ogni futura erogazione di fondi da parte dell’istituzione di Washington, e allo stesso tempo è scaduto il secondo programma di salvataggio con i creditori europei, che era stato prorogato alla fine di febbraio. Atene si trova quindi priva di qualsiasi assistenza finanziaria esterna, per la prima volta da cinque anni a questa parte. Lo studio è stato condotto prima degli ultimi sviluppi, quindi potrebbe subire revisioni che registrano l’ulteriore peggioramento della situazione. Al momento, l’Fmi prevede crescita zero per la Grecia nel 2015 e del 2% nel 2016.

Il Fondo nota che, rispetto alle analisi condotte lo scorso anno, i conti pubblici della Grecia sono nettamente peggiorati, il che aveva portato, nelle recente discussioni di Atene con i suoi creditori, poi saltate, ad abbassare l’obiettivo di surplus primario (al netto della spesa per interessi) dal 3% all’1% per il 2015 e a ridurre anche quello degli anni successivi. Questo crea però, secondo l’Fmi, maggiori bisogni di finanziamento, che, osservano i dirigenti di Washington, non possono essere realisticamente soddisfatti sui mercati e non lo saranno ancora per diversi anni.

Atene ha quindi bisogno di uno «spazio per respirare» che dovrà essere creato dall’adozione delle corrette politiche economiche (sulle quali non c’è stato però accordo fra il Governo greco e i suoi creditori nella trattativa che è saltata venerdì scorso e che saranno oggetto di referendum domenica in Grecia) e dall’allungamento dei tempi del debito (non quello nei confronti dell’Fmi che non può essere ristrutturato). Il Fondo, dicono i suoi dirigenti, potrà partecipare a un nuovo intervento a favore della Grecia solo dopo che sarà pagato l’arretrato e con un nuovo pacchetto che comprenda sia le riforme sia la ristrutturazione del debito.

Un ulteriore peggioramento della situazione rispetto a quella delineata ora, secondo l’Fmi, richiederebbe altri interventi sul debito, con un haircut, cioè un taglio del valore nominale del debito nei confronti dei creditori europei (i fondi salva Stati Efsf e Esm e gli altri Paesi dell’Eurozona).

I dirigenti dell’Fmi ritengono che una soluzione in tempi brevi dell’attuale impasse possa consentire di recuperare la perdita, in termini di crescita, dovuta alla drammatica crisi di queste settimane, che ha portato alla chiusura delle banche e ai limiti ai prelievi. Altrimenti, la Grecia va incontro a danni pesantissimi al settore finanziario e all’economia reale. «È urgente – dicono – uscire dalla situazione attuale».

La Grecia ha chiesto martedì sera un rinvio della scadenza del rimborso da 1,55 miliardi di euro, ma la richiesta è arrivata solo «un paio d’ore» prima della scadenza e non c’è stato modo di valutarla, dicono al Fondo. Ma si tratta di una richiesta pressoché senza precedenti: gli unici casi risalgono agli anni 80 e si riferiscono comunque a Paesi poveri, come Nicaragua e Gyuana, e circostanze eccezionali.

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