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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2015 alle ore 06:36.

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BRUXELLES

Il dibattito su una possibile ristrutturazione del gigantesco debito pubblico greco, con una riduzione del suo valore nominale, è ormai aperto. L’esito della discussione è incertissimo, ma è vero che dopo mesi di insistenza il governo Tsipras è riuscito a sensibilizzare alcuni paesi della zona euro. Altri sono profondamente contrari. Citano motivazioni morali, politiche e legali. Una parte dell’establishment tedesco considera il fatto che l’ipotesi violerebbe i Trattati.

Al ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble è stata posta ieri una specifica domanda, prima dell’inizio dell’Eurogruppo straordinario che si è tenuto a Bruxelles. È favorevole a una riduzione del debito nominale greco?, gli è stato chiesto: «Chiunque conosca i Trattati sa che una riduzione del debito e il salvataggio sovrano sono proibiti dai Trattati». Di più, Schäuble non ha voluto dire, rinviando a una delle più importanti norme dei testi comunitari.

L’articolo 125 specifica che «gli Stati membri non sono responsabili né subentrano agli impegni dell’amministrazione statale, degli enti regionali, locali o degli altri enti pubblici, di altri organismi di diritto pubblico o di imprese pubbliche di un altro Stato membro». Il debito greco ammonta a 323 miliardi di euro. Quello in mani pubbliche è bilaterale o multilaterale, ossia nelle mani del Meccanismo europeo di Stabilità (Esm), che ha concesso aiuti garantiti dagli altri Paesi della zona euro.

Della no-bailout clause si parlò molto alla fine del decennio scorso in Germania quando scoppiò la crisi debitoria. Gli aiuti concessi a Irlanda, Spagna, Portogallo, Cipro e naturalmente Grecia provocarono ai tempi un acceso dibattito. Una fetta dell’establishment tedesco li considerò in violazione dell’articolo 125. Sono stati accettati in ultima analisi perché erano l’unico modo per arginare la crisi debitoria, e perché erano semplici prestiti.

Evidentemente, un taglio del valore nominale del debito greco avrebbe un altro significato. Mentre il prestito può essere mascherato da aiuto temporaneo, un abbuono del debito apparirebbe agli occhi di molti come un aiuto permanente e un salvataggio sovrano. Schäuble ha preso posizione, citando i Trattati. Altri nella Repubblica Federale citano motivazioni morali per respingere l’ipotesi di una ristrutturazione del debito. Di questo avviso sono anche alcuni Paesi dell’Est.

«Un alleggerimento del debito in termini nominali è una frontiera insuperabile per il nostro governo», ha detto il ministro delle Finanze slovacco Peter Kazimir. Altri, invece, sono più possibilisti. Tra questi c’è il ministro delle Finanze lussemburghese Pierre Gramegna: «Una riduzione del valore nominale non è tabù nel senso che è possibile parlare di tutto, ma se ne deve parlare in un pacchetto globale», ha detto l’uomo politico in una trasmissione radiofonica.

Aperto a una ristrutturazione è anche il ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan, che ha esortato i partner europei a discutere anche dei modi per ridurre l’indebitamento greco. Atene è riuscita bene o male a inserire la questione in agenda. Che riesca a raggiungere il suo obiettivo è molto incerto. Per ora, eventualmente possibile è solo un alleggerimento del debito con un allungamento delle scadenze e un taglio dei tassi d’interesse, purché le parti trovino un accordo su un terzo programma di aiuti.

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