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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2015 alle ore 08:11.

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ATENE

Brucia Atene, brucia, è non è solo una metafora politica. Ieri il premier Alexis Tsipras ha sostituito con pugno di ferro tutti i ribelli del suo partito dai posti di ministri, compreso il portavoce del governo Gavriil Sakellaridis, mentre le banche riapriranno lunedì grazie ai prestiti della Bce.

Ma torniamo all’incendio scoppiato sul monte Imetto, nella zona Est di Atene, una zona molto vicino alle case del quartiere Kareas. Parte della foresta si incunea nella città e le fiamme erano alimentate da un forte vento da nord e dalla vegetazione, secca per le alte temperature. Alexis Tsipras, come non gli bastassero i problemi politici e con i creditori, ha dovuto dirigere l’evolvere della situazione nel Centro emergenze dei vigili del fuoco, ritardando l’operazione di rimpasto.

Funzionari dei Vigili del fuoco hanno riferito che si sono udite alcune esplosioni nella zona di Kareas, dove è scoppiato l’incendio alle porte della capitale. L’incendio dunque potrebbe essere doloso. Forse c’è qualcuno che vuole pescare nel torbido in un Paese prostrato e che non ha i pezzi di ricambio per far funzionare tutti i mezzi anti-incendio. Un altro incendio è scoppiato a Koropi, una zona di olivi e pini verso l’aeroporto. Qui sono stati impegnati 10 mezzi e 25 vigili del fuoco e i Canadair. Un altro incendio ha intrappolato 200 turisti in una spiaggia di Laconia nel Peloponneso, poi salvate. Un Paese allo stremo, mostra tutte le sue fragilità.

La rabbia popolare è esplosa improvvisa contro il ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis, leader dei dissidenti di Syriza, andato nella zona dell’incendio alle porte di Atene. Gli abitanti, stanchi delle lotte intestine trasmesse da quattro giorni in tv mentre le condizioni di vita dei greci peggiorano, lo hanno insultato. «Vattene, te ne devi andare!», «Non hai fatto niente per noi», «Non può continuare così». Tutte frasi trasmesse in diretta tv e radio, che danno il grado di esasperazione popolare.

Intanto sull’altro fronte, quello finanziario e non meno esplosivo, la Banca centrale di Grecia ha deciso che le banche potranno riaprire lunedì prossimo ma resteranno i limiti al prelievo giornaliero, solo che si potranno cumulare in un giorno quelli dei tre giorni precedenti. Nel frattempo, le banche greche hanno ricevuto una iniezione di liquidità da parte della Bce che ha versato 900 milioni di euro attraverso i prestiti di emergenza (Ela). Una goccia nel mare, ma un segno importante di sostegno.

Infine sul terzo fronte, quello della rivolta interna Tsipras, che ieri ha ricevuto la visita del premio Nobel americano Joseph Stiglitz, un alleato prezioso nella lotta al taglio del debito, a Maximou Mansion, la sede del governo ad Atene, ha proceduto al rimpasto di governo cambiando nove ministri, tutti i ribelli dell’ala sinistra e procedendo come uno schiacciasassi. Ministro dell’Energia è stato nominato Panagiotis Skourletis al posto di Panagiotis Lafazanis, leader di “Piattaforma di sinistra”. Come viceministro delle Finanze arriva Tryfon Alexiadis, al posto di Nantas Valavani che si era dimessa tra le polemiche. Nuovo viceministro della Difesa è Dimitris Vitsas, che rimpiazza Kostas Isychos.

Salta anche il portavoce Gavriil Sakellaridis, che viene sostituito da Olga Gerovasili nell’incarico di portavoce del governo. In questo valzer di poltrone due ministri cambiano posto: Panos Skourletis dal ministero del Lavoro andrà a quello dell’Energia, Giorgos Katrougalos dalla Riforma amministrativa al Lavoro e Christophoros Vernardakis sostituirà Katrougalos dalla Riforma amministrativa. Insomma Tsipras ha fatto piazza pulita, e ora si è circondato soli di fedelissimi.

Il premier non ha avuto pietà e ha usato le maniere forti: nell’ultima votazione ha subìto ben 39 defezioni dal suo partito. Questo lascia il premier in vita grazie ai voti esterni dell’opposizione di Neo Dimokratia, dei socialisti del Pasok e dei liberali di To Potami. Il prossimo passo per il governo greco è quello di far approvare il secondo pacchetto di misure volute dai creditori; un voto in Parlamento è previsto lunedì. Il governo non avrà problemi nemmeno questa volta, grazie all’apporto delle opposizioni. Ma ora per quanto riguarda Syriza, è improbabile che il premier debba affrontare altre rivolte. I ribelli hanno fatto sapere che anche se continueranno a votare contro l’austerità, continueranno pure a sostenere il governo.

Il vero collante di questo equilibrio precario è il rischio diffuso di una deriva verso Alba Dorata, e la sconfitta ai punti dell’ala neo-comunista di Syriza. Non a caso il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ha fatto visita anche al nuovo ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, che ha sostituito Yanis Varufakis, nella sede del ministero come ha sostenere la svolta realista dell’esecutivo. Durante l’incontro, Stiglitz ha severamente criticato le ultime richieste dell’Eurozona, soprattutto la mancanza del taglio del debito che il Fondo monetario prevede ormai nei prossimi due anni al 200% del Pil.

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