Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2015 alle ore 08:12.

My24

Quello che accade ad Atene (e a Bruxelles) si sente a Madrid. Come tutti i passaggi più critici delle trattative tra la Grecia e l’Europa, anche l’accordo sul terzo salvataggio deciso dai leader europei nella drammatica notte del 12 luglio scorso, agita la campagna elettorale spagnola che porterà al voto di fine anno. E questa volta finisce per indebolire la protesta anti-sistema di Podemos e per consolidare invece il consenso per la stabilità dei partiti tradizionali, quello popolare al governo con Mariano Rajoy e quello socialista del nuovo corso di Pedro Sanchez.

L’ultimo sondaggio di Metroscopia vede infatti Podemos perdere più di tre punti percentuali in un mese con il 18,1% delle intenzioni di voto, a quasi cinque punti di distanza dai socialisti al 23,5% e dai popolari al 23,1 per cento. Con l’altro nuovo movimento, Ciudadanos che porta sulle sue posizioni centriste il 13,7% degli spagnoli.

Rajoy - nei negoziati con Atene tra i leader più intransigenti - ha sottolineato che con il via libera al bailout della Grecia «sono stati riaffermati i valori europei che tutti ci impegniamo a rispettare» e ha aggiunto, senza menzionare Syriza e Podemos, che in Europa e in Spagna «non devono tornare gli errori già commessi e le irresponsabilità del passato». Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha replicato con poche parole indirizzate al premier greco Alexis Tsipras: «Tutto il nostro appoggio va al popolo greco e al suo governo che sfidano i mafiosi. Aspettaci Alexis, che stiamo arrivando, aspettaci che stiamo arrivando e assieme saremo più forti».

Gli elettori spagnoli non sembrano tuttavia aver digerito il compromesso con il quale i cugini greci di Syriza si sono arresi alle richieste dei creditori europei in cambio del salvataggio da 86 miliardi di euro. Il boccone amaro accettato da Syriza porta con sè il dubbio che lo scontro con i partner europei (e con la Germania in particolare), sia servito a poco o quantomeno non abbia dato i risultati sperati. Ed ecco che la vicinanza di Podemos e Syriza finisce per penalizzare il movimento spagnolo nato dalle rivendicazioni di piazza degli indignados e cresciuto fino a mettere in discussione quarant’anni di alternanza tra popolari e socialisti alla Moncloa.

Scampato il rischio economico di Grexit - almeno per ora, per meriti spagnoli ma soprattutto grazie all’intervento della Bce di Mario Draghi - per la Spagna è sempre più evidente il contagio politico dalla Grecia. Che potrebbe tradursi in instabilità. «Un Parlamento frammentato potrebbe portare a un minore impegno e a un rallentamento sulle riforme facendo venire meno - spiegano gli esperti di Morgan Stanley in un report diffuso venerdì - uno degli elementi che hanno alimentato l’ottimismo degli investitori».

Per riconfermarsi alla guida del Paese, Rajoy punta tutto sulla ripresa economica e sulla creazione di nuovi posti di lavoro. E i dati sono dalla sua parte: il Pil quest’anno crescerà secondo l’Fmi del 3,1% più del doppio della zona euro; mentre il tasso di disoccupazione, pur restando su livelli quasi sconosciuti alle economie avanzate, è sceso al 22,37% (con oltre 400mila posti di lavoro creati tra aprile e giugno), sotto il livello che lo stesso Rajoy ha trovato insediandosi al governo a fine 2011.

Podemos insiste sul «cambiamento in Europa» e attacca i popolari - meno i socialisti con i quali si sono alleati nelle giunte comunali di Madrid e di Barcellona - riempiendo le piazze in un Paese nel quale, nonostante i recenti progressi, la crisi ha lasciato il 22,2% della popolazione a a rischio di povertà. Rispetto ai cugini di Syriza inoltre, Podemos ha un grande vantaggio, per paradosso, lo stesso che Rajoy vorrebbe sfruttare: l’economia sta ripartendo, il debito è cresciuto ma non è insostenibile e lo spread non fa paura. C’è insomma la possibilità per Iglesias di rompere con gli schemi della troika senza dover arrivare allo scontro con Bruxelles. C’è spazio per quello che Iglesias chiama «un discorso aspro, di classe, con uno stile plebeo». E non è detto che le vicende della Grecia e la vicinanza con Syriza giochino sempre a sfavore della campagna di Iglesias verso il governo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia