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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2015 alle ore 06:35.

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Un crollo superiore all’8% della Borsa della seconda economia mondiale, sebbene non ancora del tutto liberalizzata e con molti vincoli, non poteva non avere strascichi su Europa e Wall Street. Così è stato. E il fattore di tensione potrebbe persistere. La reazione del mercato è stata indistinta, come spesso capita in questi frangenti anche perché il fattore di potenziale instabilità è sicuramente maggiore rispetto alla Grecia. La cautela deve essere massima da parte dei piccoli risparmiatori. Oltretutto siamo in pieno periodo e durante questi mesi la volatilità cresce in quanto ci avviciniamo al mese di settembre che statisticamente è quello più incerto nell’anno borsistico. Detto questo, l’effetto Cina ha sicuramente un impatto diverso tra i diversi settori azionari. «Per l’Europa - spiega Stefano Fabiani, responsabile gestioni patrimoniali di Zenit Sgr - ha un impatto in termini di potenziali minori consumi e questo può andare a farsi sentire in settori come il lusso e l’automotive, più esposti ai consumi asiatici. Negli ultimi tempi sono cresciuti questi timori. Bisogna andare a vedere caso per caso quali sono le effettive ricadute perché spesso il mercato si lascia condizionare senza sapere esattamente quali sono le ripercussioni.

C’è poi un effetto diretto sulle azioni legate alle commodity, a partire dai petroliferi ( grafico a pagina 3- ndr) . La Cina sta cambiando modello economico passando da un’economia strettamente manifatturiera a una realtà produttiva più incentrata su servizi e consumi. È un passaggio molto complesso e non indolore ma alla fine creerà nuove opportunità nel campo dei consumi, ma tutto un vecchio mondo legato a certe logiche produttive è sotto pressione».

Sia Europa che Stati Uniti hanno stretti legami economici con la Cina e sono ambedue potenzialmente colpite da un rallentamento del gigante asiatico. «Ci sono poi - continua Fabiani - le ripercussioni sulle valute emergenti, come abbiamo visto con i recenti indebolimenti , causate anche dalle attese di rialzo dei tassi statunitensi: anche questa volatilità può avere ripercussioni sulle aziende maggiormente esposte all’export». Comunque i mercati cinesi da inizio anno sono ancora positivi e stanno smaltendo degli eccessi accumulati in primavera. La correzione da metà giugno a oggi è stata molto violenta, ma è difficile dire se è arrivata al termine o meno. Già in passato la Borsa cinese ci ha abituato a dei saliscendi molto marcati. L’unica certezza è che la volatilità è destinata a rimanere su valori elevati ancora per un po’ di tempo.

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