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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2015 alle ore 06:36.

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Un altro colpo di scena ad Atene con Yanis Varoufakis nella parte della vittima. La Corte suprema greca ha chiesto al Parlamento di sospendere le garanzie dell’immunità parlamentare per l’ex ministro delle Finanze, in seguito alle denunce di un politico e un privato cittadino che lo accusano di «alto tradimento» dopo le ammissioni sull’ipotesi di un piano B che prevedeva il ritorno alla dracma.

Una delle denunce è partita da Apostolos Glenzos, sindaco di Stylida e fondatore di Teleia, un partito politico . L’altra denuncia è di un un avvocato, Panayiotis Giannopoulos. Entrambi accusano Varoufakis di alto tradimento e di aver causato gravi danni all’economia greca.

Il quotidiano Kathimerini riporta che fra le accuse ci sarebbe il fatto che l’ex ministro aveva previsto di organizzare un sistema parallelo di pagamenti che avrebbero dovuto anticipare il ritorno a una moneta parallela e quindi alla dracma.

Il piano, però, sarebbe stato bloccato dal premier Tsipras che ha preferito licenziare Varoufakis e restare nell’euro. CheVaroufakis venga privato dell’immunità appare molto improbabile, visto che si tratta di accuse palesamente politiche. La vicenda però è rivelatrice del livello di tensione che si respira nel Paese dopo il referendum e il pesante compromesso raggiunto con i creditori all’ultima ora.

Intanto le prime discussioni tra troika e governo greco vengono definite da fonti comunitarie «positive». Un buon segnale ma la Commissione Ue non si è sbilanciata sui tempi del negoziato, limitandosi a lanciare un segnale politico: se però Atene vuole accelerare gli esborsi delle tranche del terzo piano da parte del Fondo salva-stati, è meglio che acceleri a sua volta sulle riforme prioritarie, quelle che riguardano l’abolizione delle baby-pensioni e le agevolazioni fiscali per l’agricoltura. In generale tutte le parti stanno lavorando affinché l’intesa sul prestito sia chiusa prima del 20 agosto, data entro la quale Atene deve assicurare il pagamento alla Bce di 3,2 miliardi di euro di bond in scadenza acquistati nel Secutity market programme ai tempi di Jean-Claude Trichet.

I tempi per definire l’accordo sono stretti: il prestito ponte di 7,16 miliardi di euro appena ricevuto da Atene serve solo per fronteggiare i pagamenti fino all’inizio di agosto. Oggi nella capitale greca ci sarà un incontro con i capi-missione della troika: lo ha annunciato un funzionario del ministero delle Finanze ellenico precisando che per la Commissione Ue ci sarà Declan Costello, per l’Fmi, Delia Velculescu, per la Bce Rasmus Rueffer, mentre come rappresentante dell’Esm ci sarà Nicola Giammaroli.

Nel quadro dei colloqui, gli sherpa dei creditori ieri hanno avuto accesso alla Ragioneria dello Stato e alla Banca centrale ellenica, fanno sapere fonti del ministero delle Finanze ellenico, spiegando che i gruppi tecnici al lavoro su fisco, riforma delle pensioni, del lavoro e del mercato dei prodotti «dovrebbero terminare il loro lavoro il 31 luglio» e che nel fine settimana non si prevedono nuovi incontri «a meno che non emergessero questioni specifiche». L’obiettivo del governo è concludere i negoziati con i creditori sul piano di salvataggio prima della scadenza del pagamento da 3,2 miliardi di euro dovuto all’Eurotower.

La Bce intanto ha dato il via libera alla riapertura della borsa di Atene dopo oltre quattro settimane di chiusura. Ora si attende un decreto del ministero delle Finanze per la riapertura delle contrattazioni. Il decreto, oltre a decidere la tempistica della riapertura dovrebbe anche indicare eventuali restrizioni per le operazioni di compravendita, come ad esempio il divieto alle vendite allo scoperto per certi titoli.

Ma ci sono altri colloqui in corso tra i rappresentanti del sistema creditizio ellenico e la Bce che si concentrano sulla necessità di evitare un haircut, ai depositi superiore ai 100mila euro, come avvenuto a Cipro a marzo 2013.

Secondo fonti bancarie locali gli sforzi di Francoforte e Atene mirano a garantire anche i depositi non protetti (quelli con più di 100mila euro). Fonti bancarie ritengono che dei poco più di 120 miliardi di euro oggi nei depositi, 100 miliardi siano coperti dalla garanzia dei 100mila euro per conto. I restanti 20 miliardi non sono coperti ma si tratta soprattutto di depositi di società (non di oligarchi russi come a Cipro)che sono necessari per la loro attività in quanto utilizzati per far fronte a stipendi e fornitori. Un “haircut” sui depositi delle imprese creerebbe solo più problemi e benefici limitati.

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