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Grecia, terzo salvataggio in 5 anni: assegno da 86 miliardi

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fondo per le privatizzazioni entro l’anno

Grecia, terzo salvataggio in 5 anni: assegno da 86 miliardi

I ministri delle Finanze della zona euro hanno dato ieri sera a Bruxelles, dopo una ennesima lunga riunione, l’atteso benestare politico a un terzo programma di prestiti alla Grecia. Il pacchetto da 86 miliardi di euro – risultato delle trattative tra Atene e le istituzioni creditizie in queste prime settimane di agosto – deve servire al paese per evitare la bancarotta. In mattinata il parlamento greco aveva approvato una nuova serie di riforme.

«Si tratta di un memorandum solido e completo», ha detto in una conferenza stampa alla fine di un Eurogruppo straordinario il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. Il pacchetto triennale prevede un deficit primario dello 0,25% del Pil nel 2015, seguito da un attivo primario dello 0,5% nel 2016, dell’1,75% nel 2017 e del 3,5% nel 2018. Dopo il benestare dei ministri, l’intesa deve ora ricevere l’approvazione parlamentare in alcuni Paesi creditori, in particolare in Germania, dove il Bundestag si esprimerà mercoledì.

In questi ultimi giorni, il governo federale ha rumoreggiato, insoddisfatto tra le altre cose della decisione del Fondo monetario internazionale di non partecipare al terzo pacchetto di aiuti fin da ora, ma solo in autunno quando i creditori avranno deciso come alleggerire l’enorme debito pubblico greco. Fin da quando lo sconquasso debitorio ha colpito la zona euro, Berlino ha chiesto che il Fondo fosse coinvolto in prima persona nel salvataggio del paese in crisi.

Così è stato in passato per la stessa Grecia, ma anche per l’Irlanda, per Cipro, per il Portogallo. Agli occhi dei tedeschi, il coinvolgimento dell’Fmi è politicamente rassicurante, aveva spiegato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble prima dell’incontro. Nel comunicato pubblicato ieri sera dall’Eurogruppo si legge che i ministri accolgono con soddisfazione l’impegno dell’Fmi «di considerare pieno sostegno al pacchetto finanziario, una volta trovato un accordo su un possibile alleggerimento del debito».

Aggiunge il ministro italiano dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ognuno ha fatto la sua parte e la Grecia potrà riprendere a crescere: l’accordo «mette la Grecia in condizione di rilanciare la crescita e l’occupazione».

In luglio, i paesi creditori della Grecia si sono detti d’accordo a valutare un alleggerimento del debito greco in ottobre, in occasione di una prima analisi sul nuovo pacchetto di aiuti. Alleggerimento, non ristrutturazione con riduzione del passivo, che molti Paesi (per ora) non vogliono, nonostante Bruxelles si aspetti che questo possa salire al 201% del Pil nel 2016. Ieri sera, i ministri delle Finanze hanno confermato che valuteranno il da farsi in autunno.

Durante una conferenza stampa il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha precisato che il Fondo non ha potuto ieri prendere alcun impegno: «Lo potrà fare solo in ottobre sulla base di due considerazioni: la specifica di nuove riforme e garanzie sulla sostenibilità del debito. Di più, per ora, non si può fare su questo fronte». L’accordo all’Eurogruppo dovrà ora essere approvato dal Bundestag, che negli ultimi anni ha espresso crescenti dubbi sull’opportunità di concedere prestiti alla Grecia.

Alcuni aspetti del memorandum sono stati rivisti dai ministri. Il fondo in cui riversare le attività da privatizzare sarà creato entro fine 2015, con un piano già pronto entro fine ottobre. Qualsiasi ristrutturazione bancaria poi dovrà salvaguardare i depositanti. Atene riceverà una prima tranche di aiuti da 26 miliardi di euro: due versamenti, da 13 miliardi per far fronte ad alcune scadenze finanziarie e da 10 miliardi per ricapitalizzare le banche greche in grave difficoltà, giungeranno nei prossimi giorni. Il resto seguirà.

Il nuovo pacchetto giunge mentre la situazione greca rimane incerta. Il paese aveva ripreso a crescere nel 2014 dopo una lunghissima recessione. L’incertezza politica degli ultimi sette mesi, segnati da complicate trattative tra i partner europei e il governo Tsipras in vista di un nuovo pacchetto di aiuti, ha indebolito nuovamente la congiuntura. Interpellato sulle divisioni nell’esecutivo greco, il ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos ha ammesso di intravedere un nuovo «rischio di instabilità politica».

Ciononostante, a conferma del cauto ottimismo di queste ore, in una intervista alla Börsen Zeitung, Benoît Cœuré, membro del comitato esecutivo della Bce, ha spiegato che l’istituto monetario potrebbe garantire normali linee di credito alle banche greche già in ottobre, se Atene rispetterà gli accordi e introdurrà le riforme economiche su cui si è impegnata con i suoi creditori. In questi mesi, gli istituti di credito in Grecia hanno goduto di prestiti di emergenza della Banca centrale greca.

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