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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2015 alle ore 06:37.

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Almeno 19 persone sono rimaste uccise e 123 ferite nell’attentato che ha scosso ieri Bangkok, secondo il bilancio fornito dalle autorità thailandesi. L’esplosione è avvenuta nella centralissima intersezione di Ratchaprasong, davanti al santuario hindu di Erawan, attorno alle 18.30 (ora locale). I media del Paese parlano però di almeno 27 morti.

Dopo poche ore dall’attacco, il primo ministro, l’ex generale Prayuth Chan-ocha, ha deciso di instaurare un gabinetto di guerra (una «war room») per coordinare le risposte e ha convocato d’urgenza il Consiglio nazionale per la pace e l’ordine. Posti di blocco sono stati allestiti nelle zone turistiche e nevralgiche della città.

Prayuth guida la giunta militare al potere in Thailandia da maggio del 2014, quando rovesciò con un golpe incruento l’allora premier Yingluck Shinawatra, sorella del tycoon Thaksin Shinawatra, dopo mesi di proteste di piazza animate da sostenitori e avversari del governo. L’obiettivo dei militari, e dell’establishment monarchico e degli affari che li sostiene, era ripristinare l’ordine sociale e rivitalizzare l’economia del Paese, danneggiata dal clima d’incertezza politica (nel 2014 il Pil avanzò di appena lo 0,9%). Se la ripresa sembra sempre più lontana (proprio ieri la Banca centrale ha tagliato le previsioni di crescita per il 2015), l’attentato di ieri mette in forse anche il primo obiettivo del golpe, garantire l’ordine.

Nessuna rivendicazione è arrivata nelle ore successive all’attentato. L’esercito thailandese fronteggia da tempo un conflitto a media intensità nel Sud del Paese (a maggioranza buddhista), dove sono attive forze insurrezionali musulmane. Le vittime, negli anni, sono state migliaia, ma raramente questi gruppi hanno lanciato attacchi al di fuori della regione. Le stesse autorità ieri tendevano a escludere questa pista, avanzando tre diverse ipotesi alternative: scontro politico interno, destabilizzazione del governo, terrorismo internazionale.

Alcuni piccoli attentati nelle zone commerciali di Bangkok si sono verificati nell’ultimo anno e sono stati attribuiti alle opposte fazioni politiche, ma si è sempre trattato di ordigni a basso potenziale, con poche o nessuna vittima. L’ultimo risale a gennaio, ma ci fu un solo ferito e danni molto contenuti. «È troppo presto per arrivare a conclusioni, ma è possibile che i responsabili siano i vecchi gruppi che hanno perso potere e che voglio creare disordini e colpire il turismo», ha dichiarato in serata un portavoce del Governo, Sansern Kaewkamnerd. L’attentato, ha tuonato il ministro alla Difesa, Prawit Wongsuwong, ha preso di mira «stranieri», con l’obiettivo di danneggiare il turismo e l’economia del Paese.

In un Paese abituato a colpi di Stato (dal 1932 ne sono stati portati a termine 12 e altri sono falliti), l’attentato di ieri rappresenta un episodio di rara violenza. I sei mesi di disordini che culminarono nel golpe di maggio causarono in tutto 30 morti. Mentre gli scontri del maggio 2010, con blindati schierati contro le Camicie rosse, causarono meno di cento morti. I manifestanti si erano asserragliati proprio nella zona di Ratchaprasong, il teatro dell’attentato di ieri.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dalle autorità, la bomba, contenente cinque chili di tritolo, era stata piazzata su una moto oppure sotto una panchina. Più tardi, il capo della polizia Somyot Poompanmuang, ha specificato che l’ordigno era stato piazzato «nel tempio». Mentre fonti non confermate, riportate dai media locali, parlano di una seconda bomba disinnescata dagli artificieri, vicino al luogo dell’attentato. Tra le vittime ci sono almeno tre stranieri: due cinesi e un filippino. Gran parte dei feriti sarebbero cinesi e taiwanesi. L’esplosione ha lasciato un cratere di quasi due metri.

Erawan è un popolare santuario dedicato al dio hindu Brahma, ma è visitato ogni giorno da migliaia di buddhisti e di visitatori provenienti dall’Asia orientale. Si trova lungo un’arteria che conduce nella zona dello shopping ed è circondato da tre giganteschi centri commerciali.

Solidarietà è stata espressa dalla Comunità internazionale.

g.didon@ilsole24ore.com

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