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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2015 alle ore 08:11.

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Il giorno dopo l’annuncio a sorpresa del premier greco di voler andare al voto anticipato, sale la febbre in Europa per l’ennesima mossa di Alexis Tsipras che potrebbe portare nuova instabilità nel travagliato Paese mediterraneo.

Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha chiesto ad Atene di tenere le elezioni al più presto in modo da evitare ritardi nell’implementazione delle riforme. «Spero che le elezioni si tengano più velocemente possibile in modo da evitare la perdita di tempo prezioso», ha detto ai giornalisti a L’Aja. «Penso che l’intenzione del premier Tsipras sia di ottenere un governo più stabile». «È cruciale che la Grecia rispetti gli impegni presi verso l’Eurozona», ha poi aggiunto Dijsselbloem alla tv olandese Nos. «Ricordo - ha precisato - che c’era ampio sostegno nel Parlamento greco per il nuovo programma e il pacchetto di riforme», quindi «spero che le elezioni porteranno a ulteriore sostegno». Dijsselbloem spera ma non è sicuro del risultato elettorale.

Più preoccupata ed esplicita la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che, dal Brasile dove è in visita ufficiale, ha auspicato che la Grecia rispetti gli impegni assunti malgrado il probabile ricorso alle urne. Lo ha reso noto il suo portavoce Steffen Seibert durante il briefing con la stampa. «Gli accordi raggiunti sono validi, anche con le elezioni», ha affermato. Tradotto: pacta servanda sunt. «Speriamo che le riforme concordate si realizzino entro l’autunno. Nel caso fossero ritirate, questo significherebbe un blocco dei pagamenti successivi», ha dal canto suo dichiarato un portavoce del ministero tedesco delle Finanze.

Tornano prepotentemente a Bruxelles e nelle cancellerie europee tutte le preoccupazioni sulla tenuta della Grecia appena messe nel cassetto dopo l’approvazione del terzo piano da parte del Parlamento greco e il pagamento dei rimborsi dovuti alla Bce. Un copione già visto più volte in passato con i precedenti governi Papandreou, Papademos e Samaras, tutti caduti sotto il peso delle politiche di austerità.

Non caso anche Syriza ha perso la sua ala sinistra, che si sta organizzando in un nuovo gruppo parlamentare (con 25, forse 29 deputati, terza forza del Parlamento attuale). Ad Atene ieri è nata Laiki Enotita, Unità Popolare, con un programma fotocopia della campagna elettorale di gennaio di Syriza, contro il Memorandum, disposta anche a tornare alla dracma pur di sbarazzarsene.

Un movimento, secondo l’ex ministro per l’energia Panagiotis Lafazanis, che vuole dar voce al 61% di greci che il 5 luglio hanno detto “no” alle intese con i creditori. Lafazanis, che ieri ha tenuto una conferenza stampa, è stato esplicito: «Per sbarazzarci dei Memorandum, siamo pronti anche ad uscire dall’euro in maniera controllata. Non c’è l’inferno fuori dall’Eurozona», senza specificare però dove sia il Paradiso. «Noi raccoglieremo l’energia della campagna per il “no” al referendum. Quel “no” è stato trasformato in “sì” dal governo, ma non rappresenta il popolo», ha incalzato. «Noi diventeremo una forza politica decisiva», ha continuato, segnalando l’intenzione di ostacolare Alexis Tsipras.

Unità Popolare potrebbe però non avere tra le sue fila due delle figure che sono state tra le più critiche verso Tsipras, ovvero l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis (tentato di formare una sua formazione) e la presidente del Parlamento, Zoe Konstantopoulou, che non compaiono nella lista dei 25 ribelli apparsa sulla stampa greca. Intanto, non è chiaro se Lafazanis riceverà l’incarico dal presidente della Repubblica per tentare (senza speranza) di formare un governo: il nuovo gruppo parlamentare è infatti ora il terzo nell’aula del Parlamento e se fallirà (com’è prevedibile) il tentativo in corso del leader di Nea Dimokratia Vangelis Meimarakis, l’incarico potrebbe andare proprio all’ex Piattaforma di sinistra di Syriza, che a questo punto ha più deputati di Alba Dorata (17 seggi), il movimento filo-nazista giunto terzo alle elezioni del 25 gennaio.

Tsipras resta popolare nei sondaggi, ma anche a gennaio non riuscì a conquistare la maggioranza assoluta dei 150 seggi necessari, stringendo quindi un’alleanza con i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, formazione nazionalista. Unità Popolare, il cui peso elettorale è al momento incerto, potrebbe fargli sfumare la possibilità di agguantare la maggioranza assoluta.

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