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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2015 alle ore 06:35.

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NEW YORK

L’occupazione potrebbe diventare il tassello mancante per completare il puzzle sul rialzo dei tassi d’interesse americani a metà settembre. Un puzzle che, se i dati in arrivo venerdì saranno sufficientemente solidi, potrebbe dare definitivo credito alla presa di posizione del vice-presidente della Fed Stanley Fischer, che dal simposio internazionale di Jackson Hole nei giorni scorsi ha indicato come una prima stretta ravvicinata di politica monetaria sia oggi nelle carte.

Fisher, che ha di fatto indossato il mantello di portavoce del presidente Janet Yellen, ha lui stesso ammesso che terrà sotto particolare osservazione il dato sul lavoro: le previsioni medie sono di 220.000 nuovi impieghi creati in agosto, con un tasso di disoccupazione sceso al 5,2% dal 5,3 per cento. I salari orari dovrebbero a loro volta aver registrato un incremento mensile quantomeno modesto: lo 0,2%, pari al 2,1% nell'ultimo anno. Una simile performance sarebbe leggermente migliore della media mensile da inizio anno, pari a 212.000 nuovi posti, e confermerebbe una disoccupazione ufficialmente dimezzata dai picchi del 10% raggiunti nel 2009.

Piu' difficile è prevedere imminenti schiarite sul fronte della partecipazione alla forza lavoro, da tempo inchiodata ai minimi dagli anni Settanta e che riflette la vasta fascia di lavoratori talmente scoraggiati da sparire ormai anche dalla statistiche occupazionali. Come anche immaginare significative accelerazioni di salutari pressioni inflazionistiche, altro indicatore di debolezza citato dalle colombe della Fed.

Ma Fischer ha dichiarato che a suo avviso le aspettative future ancorano a sufficienza previsioni di recuperi dell’inflazione verso il target ideale del 2 per cento. Quindi un dato occupazionale in linea o superiore alle attese basterebbe a rafforzare le ragioni di una stretta senza indugi al vertice del 16 e 17 settembre in assenza di shock esterni.

Altri indicatori sono in arrivo e potrebbero aiutare a chiarire le scelte. Oggi toccherà alle vendite di auto, stimate per agosto ad un livello annuale di 17,3 milioni solo di poco in ribasso dai 17,46 milioni di luglio. Al loro fianco la spesa per le costruzioni, prevista in aumento dello 0,6% in luglio, e l’indice manifatturiero ISM, previsto in agosto a 52,5 da 52,7 ma pur sempre nel segno dell'espansione (ieri un simile indice della regione di Chicago è rimasto stabile). Gli ordini alle fabbriche, mercoledì, potrebbero aver fatto segnare in luglio un incremento dello 0,9% e il deficit commerciale di luglio, giovedì, una riduzione a 43 da 43,8 miliardi grazie alla forza dell'export.

Questi dati, spesso, non possono ancora riflettere pienamente le recenti forti tensioni sui mercati e la frenata della Cina. Ulteriore messaggi potrebbero così toccare ancora una volta alla Fed stessa: il Beige Book, il rapporto periodo sullo stato dell'economia, è in uscita mercoledì. E in settimana parleranno due esponenti di credo opposto del vertice: la colomba pro-crescita Eric Rosengren di Boston e il falco anti-inflazione Jeffrey Lacker di Richmond.

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