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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2015 alle ore 06:37.
Il voto favorevole dei deputati ucraini ad un progetto di legge che concede una maggiore autonomia all’Est ribelle prorusso si è trasformato in violenti scontri davanti al Parlamento di Kiev fra poliziotti e manifestanti nazionalisti che si sono conclusi con un bilancio di un morto e di 122 feriti. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, si è rivolto alla nazione dopo queste violenze che così intense non si vedevano nella capitale ucraina dal movimento di protesta pro-europeo di Maidan, represso nel sangue dal precedente governo filorusso: «Tutti gli organizzatori degli scontri vicino alla Rada - ha promesso il capo di Stato ucraino - saranno puniti severamente». Il premier Arseni Iatseniuk ha già chiesto l’ergastolo per il responsabile del lancio della granata che ha ucciso un membro della Guardia Nazionale.
Almeno 90 membri della Guardia nazionale ucraina sono rimasti feriti negli scontri con i nazionalisti, appartenenti per lo più al partito di estrema destra Svoboda, ferocemente contrari all’adozione del progetto, secondo il ministro dell’Interno Arsen Avakov. Un agente di 25 anni è deceduto in ospedale sul tavolo operatorio dopo essere stato colpito al petto da un proiettile, sempre secondo il ministro e la portavoce della Guardia nazionale.
Quattro persone sono state ferite gravemente «agli occhi, all’addome, al collo e alle gambe», ha inoltre precisato Avakov. Il titolare del dicastero dell’Interno ha accusato i membri di Svoboda di aver lanciato «svariati congegni esplosivi» sulle forze dell’ordine. Un ordigno in particolare lanciato dalla folla di centinaia di manifestanti è caduto davanti all’ingresso principale della Rada (parlamento di Kiev), facendo una ventina di feriti, quasi tutti membri delle forze dell’ordine che erano a guardia del parlamento. Il ministero dell’Interno ha affermato che si è trattato di una granata e dichiarato che la persona che l’ha lanciata fa parte di una trentina di individui arrestati dopo gli scontri.
Prima dell’esplosione, decine di manifestanti e poliziotti erano venuti alle mani davanti alla Rada. Le violenze sono scoppiate poco dopo l’approvazione in prima lettura da parte dei deputati del progetto di riforma che concede più autonomia all’Est separatista russofono, teatro da oltre un anno di una guerra costata quasi 7.000 morti. Un totale di 265 deputati, contro un minimo richiesto di 226, hanno votato a favore del progetto nel corso di una seduta tesa durante la quale dei parlamentari contrari alla misura che considerano «anti-ucraina» e «pro-Putin» hanno bloccato l’accesso alla tribuna parlamentare al grido di «Vergogna!». L’adozione del progetto era stata richiesta dagli alleati occidentali che la considerano un mezzo per aiutare a porre fine al conflitto.
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