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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2015 alle ore 08:10.

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Il quadro dell’economia globale emerso al G-20 di Ankara «è un quadro in chiaroscuro» con alcune aree che vanno bene, come gli Stati Uniti, altre che vanno così così e potrebbero andar meglio, come l’eurozona e un gruppo di paesi emergenti con note più negative tra cui spicca la Cina, alle prese con la sua difficile transizione.

Ma per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ieri ha riassunto in una conferenza stampa tenuta insieme al governatore Ignazio Visco i due giorni d’incontri, non è strano che l’economia italiana sia in grado di accelerare il passo mentre la congiuntura internazionale rallenta: «Il fatto che l’economia globale in media cresca un po’ meno non significa che un particolare paese debba crescere meno nella stessa misura. Anzi- afferma Padoan - l’Italia è in controtendenza. Il paese cresce perché riflette vicende interne all’economia italiana e perché speriamo che sappia approfittare in misura crescente delle opportunità di sviluppo che si presentano».

Intanto, il ministro chiarisce che una crescita maggiore del previsto, come quella che sembrano presupporre i numeri appena rilasciati dall’Istat, “aiuta” il governo impegnato a comporre il puzzle della legge di bilancio e a preparare il nuovo Def entro il 20 settembre. «L’Istat ha già stimato un +0,7% di crescita acquisita su tre trimestri. Ma visto che l’anno di trimestri ne ha quattro, a meno che l’ultima parte sia a crescita zero, è ragionevole aspettarci che alla fine l’aumento di prodotto sarà un po’ di più. Ed è evidente - ha aggiunto - che una crescita maggiore del previsto aiuta, per la dinamica delle grandezze di bilancio, per l’indebitamento, per il debito pubblico, soprattutto se c’è più crescita nominale, non solo reale». Quanto alle misure della prossima manovra di bilancio, il ministro ha osservato che «stiamo ancora ragionando sulle misure specifiche per il piano del taglio delle tasse». Sulla possibilità di disporre nel 2016 di un nuovo intervento sul costo del lavoro, Padoan ha detto che «è ancora presto per valutare se una particolare misura sarà estesa o rimpiazzata». E ha poi spiegato che le coperture arriveranno «come in passato, dalla spending review, dai margini che possono derivare da una crescita più elevata, da eventuali risparmi in conto interessi e da un utilizzo del margine di indebitamento, sempre in coerenza con gli impegni europei». Tra l’altro, il responsabile di via XX settembre ha riferito di aver incontrato il Commissario europeo per gli affari economici Pierre Moscovici e di avergli anticipato, ancorché in senso molto generale, le direzioni che il governo sta prendendo. «Questo - ha aggiunto - si inserisce in un rapporto molto aperto e utile, per arrivare a una configurazione della legge di stabilità che sia conforme anche al quadro di sorveglianza europea».

Dal canto suo, il governatore della Banca d’Italia ha commentato le attuali prospettive dell’economia italiana con un tono prudente: «Per quanto riguarda lo 0,7% acquisito per l’Italia - ha detto - va ricordato che si tratta di previsioni con un margine di confidenza. E in questi margini non c’è poca variabilità ma molta. Ciò che è importante dire - ha aggiunto - è che quella che abbiamo avuto negli ultimi tre anni è stata una recessione vera e propria e siamo fuori dalla recessione». «In più - ha aggiunto Visco - abbiamo degli indicatori sul mercato del lavoro che sono confortanti, e questo è la cartina di tornasole. Ma anche queste stime sono congiunturali. Poi, occorrerà vedere se la nostra economia è in grado di aggiustarsi, con le riforme strutturali che hanno il loro effetto, con il cambio da parte delle imprese delle loro politiche di adeguamento degli impianti o di incorporamento del cambiamento: e questa è un’altra cosa». Quel che è certo, comunque, secondo il Governatore, è che la politica monetaria ha fatto e continuerà a fare la sua parte per garantire il ritorno all’aumento della crescita, reale e nominale e per il conseguimento di quel “vicino al 2 per cento” che rappresenta l’obiettivo di medio termine della Bce, prolungando, se necessario, anche oltre il termine del settembre 2016 gli interventi straordinari.

In fondo, ha osservato, per l’economia italiana negli ultimi mesi, se si fa eccezione delle tensioni derivanti dalla Cina «non è cambiato quasi niente altro». «La politica monetaria è molto accomodante - ha detto Visco - e ha avuto due effetti fondamentali, sui tassi di cambio e sui tassi a lungo termine. Entrambi si sono rialzati a fine primavera, per la questione della Grecia e per le turbolenze sui mercati, ma poi si sono riassestati. La stima di un effetto complessivo del Qe pari all’1% nei due anni sull’economia reale e in misura analoga sui prezzi italiani regge ancora».

Ministro e Governatore hanno poi condiviso il giudizio sulla Cina, sia per quel che attiene agli interventi messi in atto recentemente sia in rapporto alle novità emerse durante il G-20. La novità, ha osservato Visco è che c’è un «riconoscimento del ruolo delle istituzioni internazionali» e che «la Cina ha fatto dichiarazioni importanti come il fatto che c'è uno spostamento dell’enfasi sui consumi interni e un riconoscimento che in questa fase della crisi dei mercati finanziari cinesi, ci sono stati degli errori di comunicazione». Inoltre, ha dichiarato, c'è la consapevolezza che «le riforme di struttura necessitano di essere decise ma anche attuate». Dunque la comunità internazionale incoraggia una trasformazione dell'economia cinese che «è stata decisa dal governo e non imposta dagli eventi». Analogamente, Padoan ha messo in evidenza il fatto che la situazione della Cina riflette essenzialmente «una transizione importante e complessa di un’economia che in passato era trainata da consumi e investimenti e che ora si sta spostando verso un traino esercitato da parte dei consumi». Il messaggio, ha sintetizzato il Governatore, «è che al vertice c'è stata una forte attenzione ai paesi emergenti perché si è verificata una caduta di attività economica, ma non è il caso di esagerare: abbiamo una serie di altri eventi da considerare, come l’economia Usa che va abbastanza bene. E un eventuale aumento dei tassi americani sarebbe solo una manifestazione positiva».

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