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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2015 alle ore 08:12.

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Austria e Germania hanno aperto le frontiere ai profughi in arrivo dall’Ungheria. Le mille persone che si erano messe in marcia, a piedi, dalla stazione Keleti di Budapest sono approdate alla frontiera austraiaca, ieri mattina, a bordo dei cento bus finalmente messi a disposizione dalle autorità ungheresi e molti hanno proseguito per Monaco. «Benveuti in Germania»: alla stazione bavarese i profughi hanno trovato decine di cittadini con doni e sorrisi che hanno cantato l’Inno alla Gioia, simbolo della Ue. L’odissea per loro è finita. Ma era solo un’avanguardia: seimila persone sono arrivate in Austria, duemila hanno continuato il viaggio verso la Germania e la polizia del Land tedesco ha detto che si aspetta, nel corso dei prossimi giorni, fino a diecimila persone.

I migranti che sono riusciti a lasciare l’Ungheria sono stati trasportati a bordo di convogli speciali messi a disposizione dalle autorità austriache o di carrozze aggiunte ai treni da Deutsche Bahn per tutta la giornata di ieri al fine di consentire ai profughi di raggiungere velocemente i centri di accoglienza da cui verranno poi smistati nelle varie città.

«Il diritto d’asilo politico non ha un limite per quanto riguarda il numero di richiedenti» ha sottolineato Angela Merkel. «In quanto Paese forte ed economicamente sano abbiamo la forza di fare quanto è necessario». L’apertura della cancelleria non è però piaciuta alle autorità del Land meridionale. Il ministro dell’Interno, Joachim Hermann, ha lamentato che la decisione non è stata concordata con gli Stati federati, e che trasmette un segnale equivoco all’Europa.

La speranza accesa nelle altre migliaia di migranti ancora bloccati in Ungheria rischia dunque di essere subito travolta dalla lentezza dell’Europa incapace di riformare le regole ormai superate dai fatti. Perché ieri Vienna e Berlino hanno subito precisato che si tratta di una misura “una tantum” e che il sistema varato a suo tempo a Dublino «è naturalmente ancora valido». Angela Merkel e Viktor Orban hanno parlato al telefono concordando «sul fatto che il passaggio dei migranti oltre i confini ungheresi, dovuto alla situazione di emergenza, è stata un’eccezione».

Ancora più esplicito il ministro degli Esteri di Vienna, Sebastian Kurz: «Schengen è strettamente legata al sistema di Dublino: presuppone che ci si possa spostare liberamente, ma che la frontiera esterna sia sicura». E ha chiesto all’Unione europea «di aprire gli occhi» perché anche se in queste ore «la situazione si è risolta fortunatamente in modo molto umano», il caos a Est è la prova che «la situazione è drammatica e spero - ha aggiunto - che ciò dia finalmente la sveglia. Non si può continuare così. Ci vuole una risposta europea».

Gli arrivi del resto non sono destinati a calare. «Chiunque si illuda che si possa prendere tempoi si sbaglia - ha detto Kurz - chiunque pensi che con l’inverno i flussi caleranno può forse avere ragione per la rotta del Mediterraneo verso l’Italia ma non per quanto riguarda la rotta balcanica». Il collega macedone, ha concluso, ha riferito anche che tra i registrati nel suo Paese sono stati individuati combattenti dell’Isis.

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