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Per le fazioni libiche il governo di unità nazionale è prematuro

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Per le fazioni libiche il governo di unità nazionale è prematuro

Questo Governo non s’ha da fare! Dopo mesi di divisioni e aspre divergenze, su una cosa molti parlamentari delle riottose fazioni libiche sembrano d'accordo: il Governo di unità, annunciato dalle Nazioni Unite, piace davvero poco. Arriva troppo presto. È prematuro. E già scricchiola, ancora prima di esser nato.

L'intesa per il tanto invocato Esecutivo di conciliazione, nato sotto l'auspicio delle Nazioni Unite e fortemente voluto dai Paesi occidentali (Italia in testa), comunque c'è. Ed è una notizia buona. Perché dopo mesi di serrate trattative le delegazioni riunite in Marocco hanno raggiunto un accordo sulla lista dei nomi dei candidati alla guida del paese.

Ora, però, la lista passerà al vaglio dei due governi rivali di Tobruk e Tripoli. E qui sorgono i problemi. A cominciare dal nuovo primo ministro designato: Fayez Serrai. Il neo premier è un membro del Parlamento di Tobruk, eppure non figurava nemmeno nella lista delle è persone designate alla prestigiosa carica fatta circolare dallo stesso Parlamento.

I prossimi giorni saranno dunque non facili, ma decisivi. Se le cose dovessero andare bene, sarebbe un grande passo in avanti. Perché l'Esecutivo potrebbe mettere fine a una situazione da tempo insostenibile. Dall'agosto del 2014, quando la coalizione islamica Fajr Libya (Alba libica) ha conquistato Tripoli, il Paese si è spaccato in due, con due Governi che si fanno la guerra: la Tripolitania è in mano al governo ombra degli islamici che si ispirano ai Fratelli musulmani.

L'Esecutivo riconosciuto dalla comunità internazionale, ma di fatto esiliato nella città di Tobruk, a ridosso dell'Egitto, controlla invece la Cirenaica, e nemmeno tutta. Un vuoto di potere che ha facilitato l'ascesa dell'Isis. E se nell'ottobre del 2014 veniva annunciata la nascita di un Califfato nella città costiera di Derna, mese dopo mese i jihadisti hanno guadagnato terreno fino a impadronirsi di Sirte, città natale di Gheddafi. Consolidando anche le loro posizioni in altre località costiere.

Ecco, dunque, i nomi di questo potenziale nuovo governo incaricato di riportare la pace nell'ex regno di Muammar Gheddafi. Oltre al premier proposto, Fayez Serraj, ad occupare i posti di vicepremier sono stasti indicati Ahmed Maetiq (Misurata, 'Parlamento' di Tripoli), Moussa Kony (Sud, indipendente), Fathi Majbari (Est, sostenuto da Tobruk ma anche da Ajdabia e dall'Esercito libico). Tra i ministri figurano Mohamed Ammari (Tripoli) e Omar Al Assuad (Zintan).

Esprimiamo «la nostra gioia perché c'è almeno una chance», ha dichiarato Bernardino Leon, l'inviato Onu per la Libia. «L'Unione europea è pronta ad offrire un immediato e concreto sostegno politico e finanziario, pari a 100 milioni di euro, al nuovo governo», ha annunciato il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, dopo aver espresso soddisfazione per «l'importante passo avanti» . Non bisogna «sprecare quest’opportunità», ha raccomandato ai libici il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. «Soddisfazione per il risultato conseguito nella notte dalle delegazioni delle formazioni libiche», è stata espressa dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. «È un importante tappa del percorso verso l'auspicabile creazione di un governo di unità nazionale», ha commentato gentiloni, aggiungendo: «Ora è fondamentale che tutte le parti approvino l'intesa raggiunta questa notte e procedano alla firma dell'accordo».

Ma dal Paese già arrivano varie prese di distanza. Non è incoraggiante il commento di Abdulsalam Bilashair, del General National Congress (Gnc) di Tripoli : «Non siamo parte di questo. Per noi non ha alcun significato perché non siamo stati consultati». Sul fronte opposto Ibrahim Alzaghiat, del Parlamento di Tobruk, afferma: «Questa governo proposto porterà alla divisione della Libia e si tramuterà in una burla. Il signor Leon non si è dimostrato saggio, ha forse avuto troppa fretta nel concludere l'intesa prima della fine del suo mandato».

Anche la forma del “Consiglio di Presidenza”, ovvero l'organismo di guida collettiva di un governo che sarà poi formato anche da altri ministri, non ha sollevato grandi entusiasmi.
Ma l'inviato delle Nazioni Unite vuole essere ottimista. «Quello che posso dirvi è che la nostra impressione è che una grande maggioranza di libici, e questo include una grande maggioranza di Tripoli, è pronta a sostenere una soluzione pacifica, un accordo politico senza modifiche e un governo di unità». E la Libia merita ottimismo, e soprattutto fiducia.

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