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Poste italiane, scatta la maxi-Ipo

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il collocamento

Poste italiane, scatta la maxi-Ipo

Parte alle ore 9 di lunedì 12 ottobre l’offerta pubblica di vendita di 453 milioni di azioni di Poste Italiane. La più grande operazione di quotazione in Borsa in Europa per quest'anno - oltre che la prima importante privatizzazione italiana da 16 anni a questa parte - comincia a mettersi in moto. Assieme alla vendita dei titoli ai risparmiatori, cui al momento è destinato il 30% dell’offerta - ma la percentuale potrebbe salire in caso di domanda molto elevata - prende il via anche il road-show per gli istituzionali. Si comincia a Milano, poi nel corso della settimana l’ad Francesco Caio e il cfo Luigi Ferraris andranno a Londra e infine a Parigi e Francoforte. La settimana seguente toccherà alle piazze statunitensi. L’offerta si concluderà per tutti il 22 ottobre, forse solo per una casualità nel giorno del compleanno del presidente, Luisa Todini.

«Le Poste per 60 anni sono state il luogo delle schifezze dei politici. Ora la mettiamo sul mercato e non a disposizione dei politici», ha commentato ieri il premier, Matteo Renzi. L’operazione sta muovendo ora i primi passi, ma già il management è al lavoro per completare la stesura della terza trimestrale, la chiusura dei conti al 30 settembre, che verrà portata all’esame del board attorno al 10 novembre e che costituirà il primo appuntamento comunicativo dei conti della società dopo la quotazione in Borsa. Gli investitori potranno avere un primo riscontro sulla capacità del management di mantenere le promesse contenute nel piano industriale. I numeri del primo semestre, inclusi nel prospetto informativo pubblicato ieri, già contengono i primi segnali di miglioramento.

Frattanto, in attesa di vedere come andrà la quotazione in Borsa, la società sta già studiando un “bonus Ipo” da attribuire alle prime linee del management e anche all’amministratore delegato per premiare il contributo al processo di quotazione e alla revisione della governance della società, varata a fine luglio. La questione è già andata all’esame del cda lo scorso 22 settembre: nel prospetto informativo si specifica che l’entità di questo bonus è in via di definizione, ma che è stato fissato un tetto orientativo al 50% della retribuzione annua lorda.

Nel documento di 998 pagine dedicato a sviscerare tutti i risvolti dell’operazione, si elencano i punti di forza del business della società che dovrebbero attrarre gli investitori. Tra questi la “capacità di generare cassa operativa” derivante dalla stabilità dei ricavi, dalla solidità patrimoniale, ma soprattutto dagli elevati flussi di cassa. Nel primo semestre i flussi di cassa sono stati pari a 433 milioni, contro 623 milioni a fine 2014, 744 milioni a fine 2013 e 1 miliardo a fine 2012. Nella parte descrittiva delle strategie di crescita previste dal piano industriale si svela per la prima volta un dato importante sul profilo della clientela relativa al risparmio gestito, settore sul quale la società punta molto per lo sviluppo. Viene così indicato che Poste ha ben 1,6 milioni di clienti che possiedono più 75mila euro di patrimonio amministrato. Di questi, il 6% è costituito da giovani, il 53% da famiglie, il 4% da senior. Questa fotografia prova la metamorfosi che il gruppo ha subito negli ultimi anni e dimostra come l’idea che il cliente medio sia la pensionata che ritira la pensione appartiene al passato. Questa clientela sarà probabilmente un importante bacino di potenziali acquirenti di azioni Poste nel corso di questo collocamento. E ancora: Poste ha come clienti il 45% dei nuovi italiani, ovvero 2,2 milioni su 4,9 milioni di stranieri (soprattutto immigrati) residenti in Italia. Il 60% dei clienti di Poste, che complessivamente sono 33 milioni, è titolare di un solo prodotto. La società intende mettere a punto strategie di cross selling per vendere altri prodotti del gruppo, compatibilmente con le esigenze del cliente, in particolare conti correnti (sono correntisti 7,6 milioni di clienti) e consumer lending (prestiti al consumo) e carte di credito.

L’operazione prevede che il ministero dell’Economia non possa poi cedere ulteriori azioni per 180 giorni. Un lock-up simile, affinché non sia possibile deliberare operazioni che abbiano riflesso sui titoli, è posto a carico di Poste Italiane.

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