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Parità secca tra euro e dollaro: ecco perché manca poco (e…

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LE PREVISIONI SUL CAMBIO

Parità secca tra euro e dollaro: ecco perché manca poco (e quando accadrà)

Era il lontano 2 dicembre 1999. In Italia circolava ancora la lira, ma l’euro esisteva già. Alla sua nascita, il primo gennaio di quell’anno, la moneta unica valeva 1,1667 dollari. Ma quel lontano 2 dicembre di 16 anni fa, con mezzo mondo che si stava preoccupando per la bufala del “millenium bug”, per la prima volta della sua vita la moneta unica scende sulla parità con il dollaro. Uno a uno. Tempo qualche settimana ed ecco che l’euro scivola ancora più in basso, per toccare il suo minimo storico a 82,3 centesimi, il 26 ottobre 2000. Poi arrivano l'attacco alle Twin Towers, l’offensiva Usa in Afghanistan, l’introduzione “fisica” della moneta unica (il 1° gennaio 2002) e finalmente il 15 luglio 2002, dopo 29 mesi, l’euro torna alla parità con il dollaro.

La moneta unica raggiungerà le sue vette storiche contro il biglietto verde nel luglio 2008, con un cambio oltre quota 1,6. Sì perché all’epoca, mentre la Fed tagliava i tassi, in fibrillazione per la crisi tutta statunitense dei mutui subprime (che nascondeva ben di peggio), la Bce guidata da Trichet continuava allegramente ad alzarli. Ora invece accade esattamente il contrario: la Fed è in procinto - da mesi e mesi, per la verità - di alzare i tassi a quasi 10 anni dall’ultimo ritocco. Mentre la Bce è pronta a portarli ancor più in negativo per combattere la deflazione, ma anche per indebolire l’euro aumentando la gracile crescita continentale attraverso il canale dell’export. Esplode insomma la divergenza tra politiche monetarie, e l’euro cade al tappeto, per la gioia dell’economia continentale.

Uno a uno. La parità è sempre più vicina, 16 anni dopo quel 2 dicembre 1999. La questione ormai non sembra più nemmeno “se”, ma “quando”. «Sui mercati si è tornati improvvisamente a parlare di raggiungere la parità entro l’anno - ragiona Jameel Ahmad, capo analista di FXTM - e se il cambio è rimbalzato dall’1,04 di marzo (minimo da 11 anni) a oltre 1,17 (in agosto) è perché la Fed ha continuamente procrastinato il rialzo dei tassi». «Il dollaro Usa dovrebbe registrare un massimo nel primo trimestre del 2016, anche al di sotto della parità contro euro - sottolinea dal canto suo Alessandro Picchioni di WoodPecker Capital Sa - per poi tendere a scendere nel corso del resto dell’anno».

«La valuta unica continuerà a indebolirsi nei prossimi mesi - spiegano gli analisti di Scotia FX - per la debolezza della ripresa europea combinata alla risolutezza della Bce nel mantenere bassi tassi d’interesse. Prevediamo che la moneta unica toccherà la parità con il dollaro nel secondo trimestre 2016».

«Crediamo che la parità non la vedremo prima di marzo. Probabilmente cadrà tra marzo e giugno, se Bce annuncerà un’estensione del Qe - spiega Vincenzo Longo, strategist IG - . L’accelerazione della ripresa nella zona euro nel 2016 dovrebbe aiutare la moneta unica a difendersi intorno alla parità». L’analista ritiene infatti che la Bce a dicembre possa lasciare da parte il bazooka (revisione del Qe) preferendo la pistola (taglio dei tassi sui depositi). Questo perché i recenti dati macro della zona euro sono stati migliori delle attese e l’inflazione a ottobre ha dato timidi segnali di ripresa. «Draghi sa che una revisione del Qe sarebbe l’ultima mossa a disposizione - sottolinea Longo - pertanto preferirà tenerla da parte in caso di un peggioramento dell’inflazione nel 2016. In proposito crediamo che un eventuale azione sul Qe potrebbe riguardare più l’estensione del piano di sei mesi oltre settembre 2016. Difficile che si opti per un ampliamento degli acquisti mensili, vista la difficoltà che sta incontrando in questo momento nell’acquisto di bond».

Sul fronte Fed, il dibattito all’interno della Banca centrale Usa si sta spostando già sul ritmo di rialzo successivo al primo, che sembra essere molto probabile a dicembre. In proposito vale la pena sottolineare che - con i nuovi ingressi di falchi come Bullard, George e Mester - il board della Fed sarà meno accomodante di quello attuale. Come si riassumerà il tutto sul cambio euro-dollaro? «Entro fine anno, ci aspettiamo un ritorno verso 1,10 in scia a dati positivi in arrivo dalla zona euro - continua lo strategist di IG - e un balzo quando Draghi deluderà un po’ il mercato il 3 dicembre. Il balzo sarà del tutto fisiologico e dovuto a ricoperture delle posizioni short aperte nelle ultime settimane. Improbabile che si vada oltre. Le vendite torneranno a prevalere e Natale potremmo vedere un euro-dollaro verso 1,05, con qualche spike arriveremo a 1,0460».

Anche Matteo Paganini, Chief Analyst DailyFX.it (FXCM), non crede a una parità tra euro e dollaro americano entro la fine dell'anno. «Il dollaro ha già scontato il primo rialzo di tassi, anche se potrebbe continuare a mostrare forza dopo l’ufficializzazione di una decisione così sofferta e, scusateci il francesismo, tirata per le lunghe. Una prova di forza che se paragonata con la potenziale debolezza dell’euro dovuta al possibile e probabile ampliamento del QE in atto (o delle misure straordinarie di politica monetaria) potrebbe portare effettivamente a considerare scenari sotto la parità». Tali scenari potrebbero però, secondo Paganini, realizzarsi nel momento in cui dovessero acuirsi i problemi economici reali dell'area euro, «che potrebbe essere possibile a partire dal secondo trimestre del prossimo anno». Tutto questo porterebbe il cambio anche sotto la parità, con primi obiettivi in area 0,9650. Dopo il primo rialzo Usa - che l'analista di DailyFX.it (FXCM) ritiene probabile per dicembre - il principale driver di mercato sarà dettato dal ritmo dei futuri rialzi.

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