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Global teacher prize

«No alla violenza»: il Nobel della scuola a una palestinese che insegna in un campo profughi

“Niente violenza! Dobbiamo insegnare ai nostri bambini che le nostre uniche armi sono il sapere e l'educazione”. Così Hanan Al Hroub, giovane palestinese nata e cresciuta nei campi profughi, dove oggi insegna, ha commentato l'assegnazione del Global teacher prize, il “Nobel della scuola” che ogni anno sceglie l'insegnato migliore del mondo. Questa volta la scelta è stata nel solco del Nobel della pace andato a Malala Yousafzai, la ragazzina pachistana diventata famosa per la sua lotta pacifica contro i talebani per la difesa dei diritti delle donne e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione.

“Vogliamo solo la pace: vogliamo che i nostri bambini possano vivere la loro gioventù in pace”, è lo slogan di Hanan. Quando suo marito fu ferito dai soldati israeliani, i suoi figli, che avevano assistito all'episodio, erano rimasti talmente scioccati da non voler più uscire di casa, neanche per andare a scuola. Lei si è trasformata così nella loro insegnante: non per educarli alla vendetta, ma, al contrario, per fornire loro l'istruzione e il sapere come uniche armi per sconfiggere la violenza e rivendicare il diritto a una patria.

A casa ha potuto mettere a punto il suo metodo originale di istruzione che ora mette in pratica in una scuola secondaria del campo profughi a Ramallah, basato sul gioco, sulla collaborazione, sulla fiducia e sulla personalizzazione come sistemi per ridurre, con risultati concreti, la tensione e la violenza nelle classi, migliorando allo stesso tempo i risultati scolastici dei ragazzi. Un metodo che ha illustrato nel suo libro “Giochiamo e impariamo”.

Il premio di un milione di dollari assegnato dalla Fondazione Varkey è stato annunciato a Dubai in diretta video da Papa Francesco che ha ricordato “l'importanza degli insegnanti, costruttori della pace, creatori dell'incontro. I bambini devono imparare giocando, imparando l'allegria. Auguri alla maestra Hanan”. La maestra è convinta che l'istruzione permetterà ai palestinesi di riprendersi “la nostra terra, che ci hanno tolto perché eravamo ignoranti”.

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