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L’Iraq torna sui mercati dopo 10 anni: in arrivo bond per 2 miliardi …

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baghdad punta sugli aiuti internazionali

L’Iraq torna sui mercati dopo 10 anni: in arrivo bond per 2 miliardi (ma comprare Grecia è più rischioso)

L’Iraq sta portando avanti il progetto di emettere bond governativi per un valore di 2 miliardi di dollari nei prossimi tre mesi, puntando sugli aiuti internazionali che abbasseranno i costi del prestito, ha detto Ali al-Alak, governatore della banca centrale irachena, in un’intervista ieri a Baghdad riportata da Reuters.

L’Iraq - ha aggiunto il governatore - spera che il rendimento diminuisca al 5% dall’11% richiesto inizialmente dagli investitori. C’è infatti un precedente che aveva fatto fallire un analogo tentativo: nell’ottobre 2015 Baghdad aveva annullato una emissione di bond in dollari americani per non pagare un rendimento dell’11 per cento. Stavolta l’operazione - che dovrebbe essere gestita da alcune banche fra cui Standard Chartered, Deutsche Bank e Citi - farebbe seguito a un piano messo a punto nel dicembre 2015, il taglio dei costi dovrebbe essere possibile grazie ai successi contro lo Stato Islamico e l’aiuto di Banca centrale e Fondo monetario internazionale. Un rendimento del 5% che sarebbe perfino inferiore a quello pagato dalla Grecia per i suoi bond (che variano dal 9 al 12%).

L’ultima volta che l’Iraq ha provato a piazzare titoli di debito in campo internazionale è stato nel 2006, quando sono stati emessi circa 2,5 miliardi di dollari di bond con scadenza nel 2028 e una cedola del 5,8 per cento. Quei bond adesso sono scambiati per un valore di 70 centesimi per dollaro con un rendimento dell’11,6 per cento.

Puntare sull’Iraq non sarebbe un buon affare se si guardasse solo al giudizio di Standard & Poor's che valuta l’Iraq a B-, sei livelli sotto l’investment-grade. Ma nei prossimi due anni il governo iracheno spera di ottenere prestiti da 15 ai 16 miliardi di dollari da Fmi, Banca centrale e alcuni dei sette Paesi più industrializzati, ha detto il governatore al-Alak.

I primi 7 miliardi di dollari potrebbero arrivare fra giugno e dicembre, il governatore iracheno dice che Stati Uniti e Banca centrale potrebbero farsi garanti. Conforta le speranze di al Alak che a fine di marzo il Fmi ha confermato che potrebbe arrivare anche prima di giugno lo sblocco di 15 miliardi di aiuti internazionali per i prossimi tre anni. «Qualsiasi progresso in questo senso con l’Fmi sarà positivo» ha detto Alak. Ha poi aggiunto «le diverse garanzie offerte da Stati Uniti e Banca Centrale aiuteranno a ridurre il tasso di interesse» e ha sottolieato «dal 5 al 6 per cento è ragionevole, se avessimo questo tipo di garanzie potremmo arrivare anche a un tasso più basso».

La già non esaltante situazione economica in Iraq è ultimamente peggiorata per diversi fattori, in primis il crollo del prezzo del petrolio negli ultimi due anni, che sosteneva il 95% dellle entrate statali. Un problema che riguarda tutti i Paesi del Golfo. Contemporanemaente in Iraq si è intensificata la guerra al terrorismo e in particolare l’impegno militare e quindi economico contro lo Stato Islamico che ha preso possesso delle zone occidentali e settentrionali del Paese. È così che l’anno scorso l’economia irachena - stime Fmi - è crollata del 2,1 per cento. (an. man.)




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