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Popolare Vicenza, Mediobanca al 5%

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Popolare Vicenza, Mediobanca al 5%

Piazzetta Cuccia si prenota un posto nella Popolare di Vicenza. Non che abbia dovuto sgomitare, visto l’aumento andato quasi deserto, ma secondo quanto rivelato ieri dall’Ansa, Mediobanca avrebbe prenotato il 5% del miliardo e mezzo oggetto del collocamento che si è chiuso venerdì.

L’istituto guidato da Alberto Nagel insieme a JpMorgan, Deutsche Bank, UniCredit e Bnp Paribas figurava tra i collocatori. Dopo aver manifestato, tra i pochi, l’intenzione di non contribuire al fondo Atlante, come concordato con il Governo ha optato per un ingresso diretto nel capitale: con il suo 5%, nei fatti, Mediobanca sarà secondo azionista della Popolare vicentina proprio alle spalle di Atlante, destinato ad avere circa il 90%. Il condizionale è però d’obbligo: se la Popolare di Vicenza non dovesse approdare a Piazza Affari, l’effettiva sottoscrizione delle azioni da parte di Mediobanca e di tutti gli altri investitori privati non si concretizzerebbe. Ecco perché è cruciale la decisione di quotare o meno la banca che lunedì sarà presa da Consob e Borsa Italiana: perché da questa scelta dipendono i connotati finali dell’intera operazione. Formalmente per quotarsi è necessario avere un flottante pari ad almeno il 25% del capitale, ma il maxi-pacchetto di Atlante, che è un organismo d’investimento collettivo del risparmio, potrebbe essere equiparato ad azionariato diffuso e quindi spianare la strada verso il listino.

Oltre a Mediobanca, una decina di altri investitori istituzionali ha sottoscritto l’aumento. Si tratterebbe di fondi italiani ed esteri che insieme deterrebbero una quota vicina all’1%. Considerati gli investitori istituzionali già presenti nell’azionariato - pur con quote marginali - il numero complessivo sale a 24. Dal mondo dei risparmiatori privati, invece, su un totale di 120 mila azionisti, circa 6 mila di questi hanno sottoscritto l’operazione. In totale, come anticipato ieri da Il Sole 24 Ore, l’importo collocato toccherebbe i 120 milioni, e risulterebbe quindi pari a circa l’8 per cento.

Domani, si diceva, è atteso il verdetto di Borsa e Consob. E si tratta di un verdetto determinante sulle sorti dell’operazione: se alla Popolare di Vicenza non fosse consentito di accedere al listino, le conseguenze sarebbero tangibili. La prima riguarda i risparmiatori e gli investitori istituzionali: se la banca restasse esclusa dalla Borsa, l’offerta di azioni al pubblico decadrebbe. Insomma: sia i 6mila risparmiatori che hanno sottoscritto l’aumento di capitale, sia gli investitori istituzionali, non potrebbero più ottenere le azioni. La mancanza di quotazione farebbe infatti saltare l’intera Offerta globale, lasciando l’intero capitale in collocamento ad Atlante. Il motivo - spiegano fonti vicine all’operazione - è legato al fatto che il prospetto è costruito sul presupposto della quotazione. La seconda conseguenza negativa riguarderebbe invece i 120mila risparmiatori che hanno già le azioni, ipersvalutate, della banca: senza Borsa, per loro si chiuderebbe la possibilità di rivenderle o di vederle eventualmente rivalutate un po’.

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