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Crolla la fiducia dei consumatori, per Londra si avvicina la recessione

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IL DOPO-BREXIT

Crolla la fiducia dei consumatori, per Londra si avvicina la recessione

Toni forti e accenti marcati, probabilmente, ma nessuna arma di distrazione di massa per dirottare il corso del referendum. Il clima di relativa calma che ha regolato i mercati britannici dal giorno di Brexit –eccezion fatta per le ore immediatamente successive al voto - aveva creato la sensazione che l’Armageddon dipinto dagli economisti in caso di divorzio anglo-europeo fosse un’esagerazione. A cinque settimane dal referendum si comincia ad avere coscienza che l’effetto è solo ritardato: il peso dell’addio si sente e la Banca d’Inghilterra giovedì ne trarrà, crediamo, le conseguenze con l’atteso taglio dei tassi.

Mimetizzato da risultati superiori alle attese del pil britannico del primo trimestre dell’anno fiscale 2016-2017 (più 0,6%) il crollo della fiducia dei consumatori diffuso nei giorni scorsi si conferma spia importante: il messaggio è stato riaffermato da nuovi indicatori.

La fiducia, lo ricordiamo, è crollata di 11 punti, record che non ha uguali negli ultimi ventisei anni anni, balzo che ci riporta ai giorni tribolati dell'epilogo thatcheriano. Ieri il Pmi della manifattura è caduto fino a quota 48,2 in ulteriore contrazione dal 49,1 alla base dell’indice Markit della scorsa settimana che aveva fermato la composizione industria e servizi a quota 47,7, livello sfiorato nel 2009 e considerato dagli analisti «drammatico deterioramento economico».

Una contrazione che colpisce tutti i settori a cominciare dalla finanza, pietra angolare dell’economia britannica, al centro di un warning diffuso ieri da Ernst Young che immagina un calo del lending del 2% nel 2017. Non si sottrae, come abbiamo visto, la manifattura e stessa sorte sembra toccare a costruzioni e immobiliare, quest’ultima, da sempre, realtà delicata in un Paese dove il debito privato è elevatissimo e poggia interamente sul valore degli immobili. Un terzo dei deals per edifici destinati a uffici e negozi è saltato a causa del pronunciamento popolare, mentre restano bloccati i rimborsi di sei dei sette fondi di real estate commerciale congelati fino a quando non saranno stati venduti gli asset sottostanti per fare cassa e pagare i risparmiatori in fuga. Solo il fondo commerciale di Aberdeen asset management ha ripreso, da giorni, a liquidare le quote.

Foxtons, una delle più note agenzie immobiliari, ha riportato un calo del 42% negli utili di metà esercizio quando Brexit non aveva ancora morso fino in fondo, ma aveva già determinato un rallentamento delle compravendite ora in fortissimo calo, soprattutto nelle zone prime di Londra. Bofa Merrill Lynch prevede una caduta del 10% dei prezzi degli immobili residenziali nel Regno Unito. E la capitale sarà al centro di questa dinamica perchè più di qualsiasi altra parte del Paese – con l’eccezione forse di Cambridge per ragioni specifiche di una città universitaria – ha subito un apprezzamento enorme dei valori a metro quadro.

Solo il calo della sterlina potrà frenare una curva già evidente, inducendo acquirenti stranieri a cercare un’occasione a buon prezzo a Londra e immediati dintorni. E la caduta non sembra destinata a fermarsi. Il pound sul dollaro è sempre sopra 1,30, ma ci sono analisti che immaginano un calo fino a 1,20 e anche più giù.

Il primo test è atteso giovedì quando il governatore della Bank of England Mark Carney annuncerà, crediamo, una crescita “zero virgola” nel 2016-2017 a fronte del 2,2 % previsto da istituzioni internazionali e think tank prima del voto.

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