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Lagarde a processo in Francia per il caso Tapie, rischia fino a un anno di carcere

PARIGI. Si apre oggi a Parigi – nella stessa sala dove nel 1793 Maria Antonietta venne giudicata per aver “dilapidato i beni della Francia” – il processo della Corte di giustizia della Repubblica (l'istanza che si occupa dei procedimenti nei confronti di ministri o ex ministri) alla direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde. Accusata di «negligenza» in merito alla vicenda del contenzioso tra lo Stato e il finanziare Bernard Tapie tra il 2007 e il 2008, ai tempi in cui era ministro dell'Economia del Governo guidato da François Fillon, sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy.

Quando la Lagarde arrivò a Bercy, appunto nel 2007, il “caso Tapie-Lyonnais” (il finanziere contestava la correttezza dell'ex banca pubblica nella vendita della società Adidas) durava ormai da circa quindici anni, con esiti giudiziari contrastanti. E il suo predecessore, Jean-Louis Borloo, aveva già immaginato il ricorso a un arbitrato extragiudiziale per porre fine alla storia, affidandone la gestione al capo di gabinetto Stéphane Richard, attuale ceo di Orange (l'ex France Télécom).
La Lagarde - peraltro avvocato d'affari negli Stati Uniti, dove queste procedure erano del tutto abituali – non aveva avuto nulla da ridire, dando il proprio via libera all'arbitrato. Nonostante il parere nettamente contrario dell'Ape, la struttura del ministero che si occupa della gestione delle partecipazioni pubbliche, secondo la quale c'era il rischio di una decisione contraria agli interessi dello Stato. E così in effetti sembra essere andata. Secondo la sentenza arbitrale, a Tapie venne riconosciuto un indennizzo di oltre 400 milioni di euro, più 45 milioni a titolo di danni morali. Una cifra enormenente superiore a quelle circolate fino ad allora.

Il caso si è clamorosamente riaperto un anno e mezzo fa, quando il Tribunale ha cassato la decisione arbitrale, avviato un'inchiesta per truffa allo Stato nei confronti di alcuni protagonisti (tra cui Richard) e imposto a Tapie di restituire la somma percepita. Parallelamente alla procedura giudiziaria ordinaria, si è appunto aperta quella della Corte di giustizia nei confronti della Lagarde, che secondo la commissione d'indagine avrebbe peccato di leggerezza (da cui la «negligenza») prima per aver avallato la decisione di affidarsi all'arbitrato (senza peraltro verificare l'affidabilità degli arbitri) e poi per non aver presentato ricorso contro la sentenza.La Lagarde - che ha sempre ribadito la propria correttezza, pur riconoscendo una certa disattenzione rispetto al dossier, scaricando sostanzialmente la responsabilità su Richard – chiederà un rinvio, in attesa che si concluda l'inchiesta sulla truffa. Qualora non dovesse ottenerlo, chiederà comunque l'assoluzione piena. Se ritenuta colpevole, rischia la condanna a un anno. Ma soprattutto di dover a quel punto lasciare molto probabilmente la guida del Fondo (alla quale è stata confermata un anno e mezzo fa) , già scosso dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i due predecessori della Lagarde: lo spagnolo Rodrigo Rato e soprattutto il francese Dominique Strauss-Kahn, per lo scandalo sessuale del Sofitel. La sentenza è prevista per il 20 dicembre.

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