La Commissione Ue bussa alla porta di Facebook, pronta a chiedere spiegazioni sul caso “Cambridge Analytica”, ovvero sulla società di analisi – che ha lavorato per la campagna di Trump e della Brexit – accusata, secondo due inchieste parallele del Guardian e del New York Times, di aver avuto accesso, tramite Facebook, ai dati degli elettori e di averli usati per scopi elettorali.
Il commissario Ue alla giustizia Ue, Vera Jourova, ha definito la notizia sull’utilizzo improprio di dati degli utenti per scopi politici come «orribile, se confermata» e ha affermato di aver intenzione di chiedere chiarimenti a Facebook e di voler discutere della materia con le autorità governative Usa già in settimana, dato che, nei prossimi giorni dovrebbe incontrare a Washington sia il procuratore generale, Jeff Sessions, che il Segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross.
Anche l’Europarlamento, però, vuole andare a fondo per capire come il colosso di Mark Zuckerberg gestisce la sicurezza dei flussi di dati personali. In un tweet, il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, ha sottolineato che «Le accuse di uso improprio dei dati degli utenti da parte di Facebook sono un’inaccettabile violazione del diritto alla privacy dei cittadini europei», specificando che «l’Europarlamento indagherà accuratamente sul caso, chiamando le piattaforme digitali in questione a rendere conto». Una richiesta sollevata anche da più parlamentari europei.
L’utilizzo illegale dei dati di milioni di utenti Facebook per condizionare risultati elettorali sarebbe una minacc… https://twitter.com/i/web/status/975764615148789761
– Antonio Tajani(Antonio_Tajani)
La “cinghia di trasmissione” tra Cambridge Analytica e Facebook sarebbe stata un’app, chiamata “thisisyourdigitallife” e presentata dalla società d’analisi al social media e ai suoi utenti come uno strumento per ricerche psicologiche la cui raccolta dati sarebbe servita per fini esclusivamente accademici. Scaricata da oltre 270mila persone, la app sembra aver consentito – attraverso geolocalizzazioni, pagine e ricerche effettuate online, oltre che sui “like” apposti dagli utenti – di accedere non solo ai dati di questi ultimi, ma anche a quelli dei “contatti” di Facebook.
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