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Fiat, ecco il «piano Eiffel» per l'alleanza con Peugeot

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ALLEANZE

Fiat, ecco il «piano Eiffel» per l'alleanza con Peugeot

  • –di Laura Galvagni

Più volte la voce di un accordo Fiat-Peugeot ha scosso i mercati. E altrettante volte Torino e Parigi hanno fatto circolare cortesi smentite. Lo stesso amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, quando affronta il tema alleanze si trincera dietro una frase che lascia aperta una miriade di opzioni: «Tutti parlano con tutti». D'altra parte, la situazione generale certo non facilita la definizione di un progetto chiaro di aggregazione. La volatilità delle Borse, la scarsa e incerta visibilità sul futuro imminente del mercato auto e la difficoltà nel trovare strumenti concreti di valutazione che rendano meno vincolante il parere del mercato, ha imposto una generale prudenza.
Ora, però, Fiat ha messo almeno due punti fermi. Ha ottenuto gli incentivi per l'auto e sta procedendo a passi spediti verso l'accordo con Chrysler che la riporterà in America. Un contesto, questo, che ha permesso a Marchionne di riprendere nuovamente in mano il dossier degli accordi strategici in Europa. E così, con il supporto-chiave di Mediobanca, si è riaperto il dossier «Eiffel», come viene chiamato scherzosamente in ambienti finanziari francesi. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, infatti, un piano di fusione con Psa Peugeot Citroën sarebbe già stato abbozzato con l'assistenza di Mediobanca e di un consulente strategico e Marchionne starebbe valutando se e quando presentarlo in consiglio. Con il gruppo francese, del resto, Fiat ha in piedi un accordo nel settore dei veicoli commerciali che dura da diversi anni e i cui frutti sono tangibili sia in termini di sinergie sia di quote di mercato.
Ma su quali basi si potrebbe sviluppare la nuova intesa? Il progetto sul quale si starebbe lavorando, secondo quanto riferito da alcuni fonti finanziarie, partirebbe dal presupposto di mantenere inalterata la struttura produttiva in Italia in modo da salvaguardare l'occupazione in questo momento difficile per l'industria. I francesi sopporterebbero il costo occupazionale della fusione, ma prenderebbero in cambio il quartier generale: la sede del colosso risultante dall'operazione sarebbe infatti a Parigi, con Marchionne però alla guida operativa del nuovo gruppo.
Sui termini finanziari, invece, c'è ancora il top secret. Non a caso nessuna comunicazione è stata portata nel consiglio di amministrazione Fiat. L'ipotesi più probabile, tuttavia, è che vi sia un'integrazione tra l'attività auto di Fiat e quella di Psa. Sul come ciò possa avvenire, il mercato si è esercitato in più occasioni diffondendo analisi dettagliate.
Una di queste portava la firma di Ubs, banca svizzera di cui Marchionne è vice presidente non esecutivo. Nel dettaglio, lo studio prevedeva che il Lingotto scambiasse il business dell'auto, che rappresenta un 45% circa del fatturato di gruppo, con una quota consistente nella nuova realtà. Secondo alcune stime, allo stato Fiat Auto, controllata al 100% da Torino, può valere tra i 2,5 e i 3 miliardi contro i 3,47 miliardi della capitalizzazione di Psa ai prezzi di ieri. Psa è a sua volta controllata con il 30,22% dalla famiglia Peugeot che vanta però il 45% dei diritti di voto, il che impedisce che si possa realizzare qualsiasi manovra ostile nei confronti della società francese. A questi prezzi, è dunque ipotizzabile che Fiat diventi azionista con una quota compresa tra il 41 e il 45% circa di una realtà che oggi può essere valutata tra i 6 e i 6,5 miliardi e partecipata dalla famiglia Peugeot con un pacchetto variabile tra il 16,2% e il 17,8%. Da superare, ovviamente lo scoglio dei diritti di voto. La famiglia Peugeot potrebbe cercare di spuntare una gestione equilibrata del nuovo gruppo auto.
Lo schema finanziario, in ogni caso, è legato a doppio filo con la valutazione che verrà fatta degli asset che in ultimo si deciderà di far confluire nell'accordo. Come sottolineava a suo tempo Ubs, questo progetto avrebbe diversi pregi sul piano industriale compreso quello di dare a Psa la possibilità di entrare nei segmenti di alto livello grazie ai marchi Alfa Romeo e Lancia. Anche sul fronte dei motori non vi sarebbero sovrapposizioni particolari, piuttosto in alcuni casi anche complementarietà. Non a caso qualche tempo fa il presidente di Psa Christian Streiff ha dichiarato che «ci sono discorsi positivi su nuovi motori e altri progetti con i nostri partner».

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