La crisi dell'auto, secondo Barack Obama è un «fallimento delle leadership da Washington a Detroit, ma non lasceremo scomparire la nostra industria: servono nuovi piani credibili per la ripresa». Lo ha detto a Washington il presidente degli Stati Uniti Barack Obama annunciando il piano della Casa Bianca per cercare di migliorare il grave stato di salute dell'industria dell'auto, con un messaggio che ha il sapore dell'ultimatum all'indirizzo di Chrysler : «Ha trenta giorni per raggiungere un accordo di fusione con la Fiat la cui dirigenza ha saputo mettere a segno un turnaround impressionante. La Fiat - ha continuato - porterà in dote nuove tecnologie per contribuire allo sviluppo di nuove auto a minori consumi». Ad Obama ha risposto, ringraziando, l'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne e affermando che l'alleanza salverà posti di lavoro.
Dopo la sollecitazione di Obama, dal quartier generale della Chrysler è stato diffuso un comunicato che ha ribadito lo stato dell'arte delle trattative con Fiat: «Chrysler, Fiat e Cerberus hanno raggiunto un accordo su uno schema di alleanza globale, con il sostegno del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti». Detto questo, la casa Usa non nasconde come esistano «ancora notevoli ostacoli da superare». Da segnalare tuttavia che l'accordo di cui parla il comunicato, hanno precisato l'ufficio stampa dell'azienda americana e quello di Fiat, è «un accordo basato sulla revisione del precedente accordo non vincolante siglato con Fiat». Non si tratta ancora, dunque, dell'accordo teso al completamento dell'alleanza tra Chrysler e Fiat che Obama ha posto come condizione per l'erogazione di nuovi aiuti federali, fino a 6 miliardi di dollari. Indicativo quanto ribadisce comunque Nardelli. Il numero uno di Chrysler scrive infatti che la società «ha detto ripetutamente che Fiat rafforza il suo modello di business che amplia il suo livello di competitività a livello globale». Ancora, «Fiat rafforzerà la capacità di Chrysler di creare e conservare posti di lavoro negli Stati Uniti; darà ai consumatori americani più scelte per l'acquisto di veicoli avanzati che rispettino l'ambiente; fornirà ai concessionari più di quei prodotti di cui necessitano per operare con successo; aiuterà a stabilizzare la base dei fornitori; e permetterà a Chrysler di restituire più presto i prestiti governativi». Arriva dunque più di una dimostrazione di fiducia su Fiat, vista ora dallo stesso Governo degli Stati Uniti come un requisito imprescindibile per garantire la sopravvivenza dell'azienda americana.
Il piano di aiuti Usa per l'auto- L'amministrazione Obama alza dunque il velo su nuove misure per rilanciare le vendite di auto negli Stati Uniti e sostenere così le due grandi malati di Detroit, Gm e Chrylser e di riflesso Ford. Il Gigante dell'Ovale Blu sembra infatti riuscire a reggere anche perché almeno in Europa ha performato meglio di quanto abbia fatto Gm con Opel negli ultimi mesi.
Il presidente americano Barack Obama ha spiegato che tra misure adottate figurano sgravi fiscali per chi acquista un'auto nuova fra il 16 febbraio 2009 e la fine dell'anno.
«Questo consentirà - ha spiegato Obama - alla famiglie di risparmiare centinaia di dollari e si potrebbe tradurre in un aumento delle vendite di 100.000 unità».
Il Governo inoltre si impegna a garantire gli obblighi di Gm e Chrysler nei confronti dei propri acquirenti: «Spero che quello che sto annunciando oggi risponda alle domande che la gente si pone sul futuro di Gm e Chrysler. Ma nel caso ci fossero ulteriori dubbi fatemi domande il più chiaramente possibile: se comprate una vettura Chrysler o Gm continuerete a ricevere i servizi come sempre.
Le garanzie saranno al sicuro, infatti saranno più al sicuro che mai perché a partire da oggi il governo americano sarà dietro le vostre garanzie».
«Se i nuovi piani non funzioneranno - ha detto Obama - prenderemo in considerazione un ricorso pilotato all'amministrazione controllata per Genelar Motors e Chrysler». Non è da escludere – ha detto che un nuovo inizio per Gm e Chrysler possa arrivare proprio con «il ricorso al codice della bancarotta come meccanismo per assicurare una ristrutturazione più forte».
Il ricorso alle procedure fallimentari potrebbe «rendere più semplice» alle due Case automobilistiche «ripulirsi rapidamente dai vecchi debiti» e ripartire in condizioni migliori, ha sottolineato l'inquilino della Casa Bianca.
La Casa Bianca non intende dunque agire direttamente. «Non abbiamo – ha detto Obama alcuna intenzione di gestire Gm. Vogliamo che Gm diventi una società più forte e competitiva».
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