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Mercato e industria

Gm, a Torino un centro di ricerca su ibridi diesel e sistemi di infomobilità





In uno dei giorni più bui della sua storia ultracentenaria, Gm ha trovato il modo di dare una buona notizia. Che, guarda casa, riguarda l'Italia e in particolare il Centro ricerche di Torino, ovvero quel che resta del matrimonio con Fiat, naufragato nel 2005. Proprio questa mattina, mentre dagli Stati Uniti arrivava la notizia dell'addio di Rick Wagoner e della bocciatura del piano di ristrutturazione del gruppo da parte del presidente Obama, a Torino il vice presidente di Gm Powertrain Europe, Mike Arcamone ha siglato un'intesa con Politecnico e Regione Piemonte per l'avvio di nuove attività di ricerca da parte della sede torinese, considerata «di valore strategico per le attività di tutto il gruppo, non solo in Europa». «Quello di oggi è un momento difficile per tutta l'industria dell'auto e per Gm. Anche se Wagoner ha dato le dimissioni dobbiamo continuare ad andare avanti e appoggiare il nuovo amministratore delegato, Fritz Henderson», ha detto ancora Arcamone, che non ha voluto aggiungere altro su quanto sta accadendo in queste ore a Detroit, nel quartier generale di Gm.
L'accordo con Regione e Politecnico prevede la costituzione di un nuovo ente, l'Institute of automotive research, che avrà il compito di coordinare i nuovi programmi di ricerca che Gm condurrà nei prossimi quattro anni sotto la Mole, che si concentreranno in particolare sull'elettrificazione dei motori diesel e sulla progettazione di veicoli a idrogeno (una prima flotta sperimentale di 10 auto sarà messa in circolazione nei prossimi mesi). In ballo ci sono investimenti per 10-15 milioni nell'arco dei prossimi quattro anni (in parte stanziati da Gm, in parte dalla Regione Piemonte attraverso lo strumento del contratto di insediamento), ma soprattutto la ragionevole certezza che almeno per il momento non è a rischio il centro insieme ai 440 ricercatori che vi lavorano, per il 60% laureati proprio al Politecnico di Torino.
Nei prossimi mesi verranno messi a punto gli ultimi dettagli dell'intesa, che saranno presentati in estate. In ogni caso, le ricadute più interessanti si attendono dall'ibridizzazione del diesel, una strada finora lasciata inesplorata dalle altre case automobilistiche soprattutto per questioni di costi; tuttavia, una volta trovato il modo di realizzare il modello a prezzi contenuti, il nuovo ibrido si preannuncia ben più performante di quello benzina, visto che il motore a gasolio, ideale per gli spostamenti fuori città, è il compagno migliore di quello elettrico, più adatto al traffico urbano e a intervenire nelle fasi di maggior consumo. .

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