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Gm non vende più e mantiene il controllo di Opel

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IL RIASSETTO

Gm non vende più e mantiene il controllo di Opel

Colpo di scena nella vicenda Opel. Il consiglio di amministrazione della General Motors, riunitosi ieri a Detroit, ha deciso di non vendere più la filiale europea, cancellando gli accordi preliminari per la cessione alla cordata russo-canadese formata dalla Magna e dalla Sberbank. Fino a ieri il via libera all'operazione era dato per probabile, anche se nei mesi scorsi il board di Gm aveva più volte preso tempo per valutare meglio le varie opzioni. La marcia indietro costituisce uno smacco clamoroso per il Governo tedesco, che per tutti i mesi di trattative si era impegnato a fondo per agevolare l'operazione. E la reazione di Berlino non si è fatta attendere: il ministro dell'Economia, Rainer Bruederle, ha detto che «si tratta di un comportamento inaccettabile».

General Motors ha annunciato ieri che investirà 3 miliardi di euro (circa 4,5 miliardi di dollari al cambio attuale) nella riorganizzazione di Opel. «Gm presenterà presto il piano al Governo tedesco e a quelli degli altri Paesi, e spera in un atteggiamento favorevole» spiega Fritz Henderson, numero uno di Gm, in un comunicato che definisce la decisione «l'approccio più stabile e meno costoso per assicurare il futuro di lungo termine di Opel e Vauxhall». Henderson spiega la decisione con il miglioramento dello stato di salute di Gm stessa e con quello delle attività europee. Un portavoce di Gm ha detto che il piano prevede di «ottenere il grosso dei finanziamenti tramite garanzie europee su prestiti», ovvero dai vari Governi, principalmente quelli di Germania, Gran Bretagna e Spagna.

Il colosso Usa - appena uscito dall'amministrazione controllata - si regge in effetti sui finanziamenti di Washington, che ne è diventata azionista di maggioranza, e ha già dovuto impegnarsi la settimana scorsa in una ricapitalizzazione da oltre 400 milioni di dollari della filiale coreana Daewoo. Uno dei problemi più grossi sarà ora quello del rapporto con i sindacati della Opel: i loro rappresentanti si erano impegnati proprio martedì sera con Magna, la potenziale acquirente, ad accettare misure di risparmio per 265 milioni di euro l'anno ma hanno più volte ribadito che tali concessioni non valgono nel caso in cui Gm rimanga alla guida di Opel.

Nelle scorse settimane la Ue aveva messo in guardia Berlino contro il fatto che gli aiuti finanziari promessi alla Opel (4,5 miliardi di euro complessivi) sarebbero stati considerati aiuti di stato se vincolati alla cessione a Magna e non ad altri partner. Bruxelles aveva chiesto anche a Gm una conferma scritta che la decisione ha seguito criteri di mercato, e forse l'impossibilità di garantirlo (viste le palesi pressioni che per tutta la trattativa i tedeschi avevano esercitato) ha contribuito al ripensamento.
La decisione di tenere Opel e di rafforzare Daewoo viene però anche dal miglioramento delle condizioni sul mercato americano. In ottobre sia Gm che la rivale Ford hanno aumentato le vendite di automobili e light trucks, rispettivamente del 13% e 21%, rispetto al mese di settembre; gli incrementi sono stati del 4% e del 3% nei confronti dello stesso mese del 2008.

Tra le concorrenti straniere, Toyota ha segnato praticamente un pareggio sull'ottobre 2008 a 152mila unità, Audi si è avvicinata al livello record del 2008 e Mercedes ha aumentato le vendite del 21%, sempre rispetto a 12 mesi prima. Nissan ha portato le consegne a 60mila auto (+6,5%), avvicinando la quinta posizione di Chrysler. I dati complessivi di ieri sono confortanti, dopo il crollo superiore al 40% (anno su anno) di settembre, e sembrano indicare che la fine degli incentivi "cash for clunkers" è stata in qualche modo digerita dal mercato. Il management Gm cita tra le cause del miglioramento la "normalizzazione" del mercato del credito, con spread scesi a 20-30 punti base.

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